Il calcio mondiale è cambiato per sempre nella giornata di ieri, solo che in tanti fanno finta di non essersene accorti, altri non ci hanno capito un bel nulla, altrettanti hanno capito tutto ma fanno finta di niente e provano a cavalcare la disinformazione. Basta andare a leggere quali furono le reazioni nel 1995, all’indomani della sentenza Bosman – che cambiò per sempre le regole per i contratti di lavoro dei calciatori – con quelle di queste ore. Si leggono e si ascoltano sui media mainstream esattamente le stesse identiche cose.
Il precedente della sentenza Bosman (1995)
Citando la prima pagina della Gazzetta dello Sport del tempo, dopo la rivoluzione Bosman, il calcio internazionale, come quello italiano, provarono a reagire difendendo lo status quo. Ci hanno raccontato per giorni che sostanzialmente non sarebbe cambiato nulla, che le istituzioni sportive italiane avrebbero fatto un “patto d’onore” per difendere le regole e i valori vigenti. In realtà, si sono letteralmente attaccati al tram, perché nei confronti di sentenze da parte del massimo organismo giudiziario europeo, nulla si può, se non adeguare le proprie norme alla legge superiore a tutte.
In queste ore stiamo leggendo esattamente le stesse cose, ovvero con FIFA, UEFA e FIGC che sostanzialmente affermano che la decisione della Corte di Giustizia Europea non sia una vittoria della Superlega. Intanto, sgomberiamo il campo da questa semplificazione, anche perché la CGUE non si è pronunciata sulla possibile esistenza della nuova competizione o meno, bensì sul monopolio vigente di FIFA e UEFA. E in questo senso, il dispositivo pubblicato ieri è ben più pesante della sentenza Bosman: i due organismi hanno fin qui operato in regime di monopolio violando le norme comunitarie, ma non solo nella gestione dei tornei, anche dei diritti TV e della ripartizione dei compensi.
Minacce e sanzioni saranno perseguibili per legge
Quello che ancora non si è compreso è che se non sarà la società A22 Sports a trasformare in realtà il proprio progetto di torneo, prima o poi lo farà qualcun altro, perché ormai la strada è tracciata. E chiunque realizzerà una nuova competizione e i club che vi prenderanno parte, non solo non potranno essere minacciati, ma non potranno essere esclusi da quelle organizzate da FIFA, UEFA e le istituzioni nazionali. In sostanza, se il Real Madrid avrà i requisiti per iscriversi alla Superlega e alla Liga, Tebas non potrà impedire con una norma apposita ad un club della Superlega di non partecipare alle competizioni nazionali.
È già successo con il basket, tanto che dopo un lungo braccio di ferro, chi voleva mantenere lo status quo non ha potuto fare altro che arrendersi. Le squadre che partecipano all’Eurolega continuano a giocare le leghe nazionali e soprattutto non è successo alcunché delle tragedie paventate da qualcuno. Sì, perché orai siamo allo spargimento del terrore e in queste ore abbiamo sentito di tutto. Dalla disinformazione sugli aumenti dei biglietti negli stati, passando per i prezzi delle pay TV (la Superlega ha pronta una piattaforma streaming totalmente gratuita per i tifosi), senza dimenticare la barzelletta relativa al depauperamento dei campionati locali e dei club.
Le campagne a pagamento dell’UEFA
Addirittura, per provare a portare dalla propria parte i tifosi, l’UEFA in queste ore ha lanciato campagne social a pagamento. E come se non bastasse, per mandare in tendenza i suoi post su X, ad esempio, sono spuntati come funghi troll, bot e account farlocchi che commentano positivamente, spesso con le stesse identiche parole, il sostegno a Ceferin e alla sua corte. Intanto, molti club si sono affrettati a comunicare pubblicamente la loro distanza dalla Superlega, anche se qualcuno, rivela il CEO di A22, ha in realtà privatamente rivelato di voler far parte del nuovo torneo. La verità è che tanti di quelli che ora si dichiarano contrari, visto che spesso si tratta di club indebitati fino al collo o in mano a banche e fondi di investimento, appena il torneo dovesse partire, con i soldi sul tavolo faranno con ogni probabilità a gara per essere ammessi.
A tal proposito, ricordiamo per dovere di cronaca che al momento, a parte l’Inter (che godeva di una clausola particolare) nessun’altro degli 11 club firmatari inizialmente della Superlega ha ufficialmente avviato l’iter (con tanto di penale da circa 300 milioni) per l’uscita ufficiale. Il percorso è appena all’inizio e la strada si prospetta assai lunga e tortuosa, ma per il bene di tutti, sarà opportuno il dialogo, altrimenti il rischio è quello di andare verso un “conflitto dei 100 anni” che non farà bene a nessuno.