La Juventus perde la sua prima partita di campionato e così anche la storiella dell’imbattibilità viene meno e forse si capirà che c’è da fare un grande bagno di umiltà. A parte che i tanti pareggi avevano già da tempo reso l’imbattibilità una “barzelletta” (ogni 3 pareggi equivalgono a 1 vittoria e 2 sconfitte), forse ora si potrà finalmente evidenziare senza timore di essere additati tutti i limiti di questo percorso. Per l’ennesima volta la Juve ha subito una rimonta, confermando di essere sulle montagne russe. Troppe volte ormai, ci siamo illusi che la squadra avesse finalmente intrapreso la via giusta, salvo poi incappare puntualmente in qualche pareggio (ora anche sconfitta) cocente.
Il post partita peggio della prestazione
E no, gli impegni di Champions League e il fatto che la Juve avesse perso già 5 volte di fila a Napoli non rappresentano delle scusanti. Finalmente al Maradona i bianconeri avevano tante soluzioni per fare rotazioni, anche due nuovi arrivati (uno, Alberto Costa, ancora non ha visto il campo) e i giorni risicati di preparazione possono rappresentare un’attenuante, ma non una scusa. Giusto per citare un esempio, la Juve ha avuto 7 giorni per preparare la sfida col Venezia nel girone di andata, eppure gli errori sono stati i medesimi delle primissime settimane e anche gli stessi a cui assistiamo negli ultimi tempi.
È una squadra che non impara dagli errori e non si evolve, se non in un palleggio che spesso si rivela sterile e fine a sé stesso. La Juventus che vince 9 scudetti di fila lo fa partecipando a 8 Champions League consecutive. Non aveva bisogno di una settimana per preparare una partita, semplicemente perché aveva giocatori in primis e poi anche allenatori superiori alla concorrenza. Oggi questa società e questo team sono indietro, anche se non tanto da giustificare qualcosa come 16 punti di distacco dalla vetta al 25 gennaio. Chi lo avrebbe pronosticato in estate?
La solita partenza buona, poi la Juve si scioglie
Anche quando gioca bene e riesce a portarsi in vantaggio (molto spesso), la Juventus di Thiago Motta non dà mai l’impressione di aver “ucciso” la partita. Soffre maledettamente sulle palle da fermo, sui traversoni, sui cross e va in bambola alla prima difficoltà. Monocorde nella proposta di gioco, la formazione piemontese è migliorata molto nella costruzione da dietro, ma sviluppo e finalizzazione non sono mai state di un certo livello. Bene Kolo Muani, che ha dimostrato che si può segnare anche con una sola palla gol a disposizione, per il resto il canovaccio è già trito e ritrito. La squadra non crossa mai, non mette palloni in area, non arriva al limite per liberarsi una conclusione. È un continuo palleggio a cercare l’imbucata in area di rigore, quasi a voler entrare con il pallone in porta.
E quando gli avversari si difendono bene, a quel punto l’unica cosa da fare sarebbe quella di dare la palla a quelli più bravi e sperare che con le loro qualità creino la superiorità numerica. Purtroppo, spesso non riescono a farlo, soprattutto i più pagati del mercato estivo, Koopmeiners su tutti. L’olandese continua ad essere il cugino che non ce l’ha fatto del calciatore ammirato all’Atalanta e curiosamente continua a godere di un credito, per noi comuni mortali inspiegabile, agli occhi degli staff. Qualcuno dal mercato di riparazione è già arrivato, qualcun altro arriverà, ma di solito se una squadra ha uno status e un’identità così a fine gennaio, a meno di miracoli sarà più o meno la stessa cosa fino a fine stagione.
Thiago Motta non è in discussione
A dispetto di ciò, il progetto Motta non è in discussione, anche se non andando in Champions evidentemente il prossimo anno il tecnico italo-brasiliano si troverebbe a guidare una rosa dimensionata nei giocatori e nei costi, sempre con l’obiettivo di entrare tra le prime quattro.