Al prossimo Australian Open Novak Djokovic potrà difendere il titolo conquistato lo scorso febbraio? In questi giorni il clamoroso interrogativo non sta solo scuotendo il mondo del tennis, ma anche provocando uno scontro politico in Australia.
Tutto è cominciato la scorsa settimana, quando il n.1 del ranking ATP, in un’intervista al quotidiano serbo Blic, ha svelato i suoi piani per il resto della stagione (che prevedono Parigi-Bercy, ATP Finals e Coppa Davis). Ma ha anche sollevato dubbi sulla sua presenza al prossimo Slam di Melbourne a causa delle restrizioni anti-Covid in vigore in Australia.
Djokovic, silenzio sul vaccino
All’origine della dichiarazione c’è l’obbligo vaccinale imposto agli atleti professionisti dallo stato australiano di Victoria, che dal 17 al 30 gennaio ospiterà l’Australian Open 2022. Il campione serbo ha affermato di non essere ancora sicuro della sua partecipazione al torneo perché, al pari di altri celebri colleghi, come Medvedev e Zverev, non vuole rivelare se ha fatto o no il vaccino.
Una posizione che ha subito suscitato reazioni politiche. Il Ministro per l’Immigrazione del governo australiano, Alex Hawke, si è infatti affrettato a dichiarare che solo chi ha ricevuto due dosi di vaccino può entrare nel Paese, e che questa misura non prevede deroghe neanche per gli atleti. Solo per essere poi immediatamente smentito dal suo stesso Primo Ministro, Scott Morrison. A suo parere i tennisti non vaccinati potrebbero comunque gareggiare all’Open dopo un periodo di quarantena, come già avvenuto per l’edizione di quest’anno.
Australian Open, lo Stato di Victoria contro il governo australiano
Caso chiuso, quindi? No, perché a questo punto è intervenuto il governatore dello Stato di Victoria, Daniel Andrews. Che pare non avere intenzione di permettere la partecipazione al torneo di Melbourne ad atleti non vaccinati. “Stiamo bloccando le persone non vaccinate fuori da pub, caffè, ristoranti, dal Melbourne Cricket Ground e da ogni sorta di altri eventi. Non chiederemo un’esenzione” ha dichiarato, aprendo di fatto un conflitto di competenza.
Se il governo federale decide infatti le regole per ottenere il visto di ingresso in Australia, sono i singoli stati a stabilire le disposizioni sui vaccini. La ricerca di una soluzione univoca, insomma, va avanti. L’Australian Tennis Federation ha comunque comunicato di essere in contatto con tutte le autorità, e che il suo obiettivo è far svolgere il prossimo Open in condizioni quanto più possibile vicine a quelle pre-pandemia.