La serie A ha cambiato faccia.
Dopo il restyling delle rose
è partito un nuovo campionato
con diversi rapporti di forza:
bagarre per la Champions League.
Non era difficile da prevedere. E’ proprio cominciato un altro campionato, dopo il mercato. E non perché hanno segnato proprio i due rinforzi della Juve ma perché, adesso, tra nuovi acquisti e scadimenti di forma, è proprio cambiato il rapporto di forza tra le prime.
In un colpo solo – grazie anche all’inaspettato stop dell’Atalanta – la Juve ha parcheggiato al quarto gradino della classifica, l’ultimo utile per salire in Champions. Classifica non cristallina, perché è vero che l’Atalanta deve recuperare la partita col Bologna, ma se la Juve fino a qualche tempo fa doveva solo leccarsi le ferite, ora alla Champions ci deve credere. Eccome.
Intanto per Vlahovic, il cui effetto va ben al di là del numero di gol che farà. Per fare il primo, intanto, gli sono bastati 12 minuti e mezzo… ma la sua sola presenza ha fatto da cardiotonico per tutta la squadra, che adesso ha una sua precisa struttura.
Guardate Morata: ora pare libero da responsabilità. Non deve essere lui a dover fare la guerra in mezzo all’area, può andare dove vuole, magari partendo da sinistra. E può esaltarsi nell’interpretazione di Robin al servizio di SuperDusan. Non a caso, è tutta sua l’azione che chiude la partita con la confezione regalo per Zakaria. E Dybala? Non è chiamato a fare il bomber, ma può svolazzare sulla trequarti, dedito a frizzi e colpi di tacco. E se DV7 si porterà via il marcatore centrale, ci sarà anche spazio per le avventure. Serviranno un po’ di rincorse all’indietro, certo, ma nemmeno tanto ora che ci sono 191 centimetri più i tentacoli di Zakaria, soprannominato “il polpo”, chissà perché… Con una mediana fisica (i chili di Zak, Loca e Rabiot) un tridente così pesante, spesso lo potremo vedere. Senza dimenticare che con Cuadrado, McKennie e Bernardeschi, la variante 4231 non sarà mai da buttare.
La Juve è stata riverniciata. Forse non a colori, ma di un bianco e nero smaltato. Non per lo scudetto, perché davanti ci sono squadre piene di punti e di qualità, ma per prendersi una posizione tra le prime quattro, certamente si.
Ora rischia l’Atalanta, che io adoro per l’intensità unica che mette nel campionato italiano. Ma che ha perso, accanto ai muscoli sempre funzionanti, i guizzi che negli anni sono stati assicurati dal Papu, da Ilicic e da Muriel, ora scomparsi per ragioni diverse. Perché in una squadra così tonica e aggressiva, dopo aver annientato l’avversario, serve la giocata per stenderlo definitivamente. E chi salta l’uomo nella squadra attuale? E chi decide, adesso che Gosens (ceduto) e Zapata (malandato) non possono firmare i tabellini? Gasperini ora deve inventarsi qualcosa di nuovo. Probabile che torni a schierare le ali, visto che il mercato ha permesso di arrivare a Boga e Mihaila.
Lo ammetto, avevo pensato che anche il Milan potesse entrare nel mirino della Juve. Nel caso avesse perso il derby avrebbe dovuto ammortizzare un triplice colpo: l’addio allo scudetto, lo smacco dell’Inter e la preoccupazione per la crescita della Juve. E in effetti, la squadra di Pioli è arrivata a tanto così dal dramma vero. Ma questo è un gruppo che trova le risorse proprio quando sembra a un passo dal crollo. E dopo essere stato salvato dal suo portiere e avere resostito alle corde come manco Antuofermo, ha trovato l’uno-due spettacolare di Giroud, che nel resto della partita aveva danzato a largo di De Vrji e del pallone stesso.
Anche il Napoli sogna un finale pirotecnico e sempre per un nuovo titolare: che non ha dovuto cercare e poi pagare. E’ bastato aspettare.
Osimhen è tornato a segnare 70 giorni dopo e con le ossa del viso rimesse in ordine. Non ha fatto sfracelli, ma ha sbloccato una partita antipatica, a Venezia, che rischiava di finire 0-0. E andando a mettere la faccia su un cross, dove un nuovo frontale era tutt’altro che impossibile.
“Osimhen può fare molto di più – dice Spalletti – e noi dobbiamo metterlo nelle condizioni di farlo”.
Di essere più dentro il gioco, intende. Di lavorare meglio i palloni che transitano dalle sue parti. Però, che coraggio… Dopo un frattura multipla al viso, ti può legittimamente passare la voglia di correre rischi. Ma Osimhen si e, messo la maschera e si è gettato nella mischia.
Insomma è un altro campionato, e davvero molto combattuto. Eppure io continuo a vedere l’Inter favorita.
E’ vero, ha perso punti sanguinosi, e ora ha tutte le avversarie sul collo. E bisogna ammettere che con le sostituzioni a metà partita Inzaghi ha spesso un rapporto drammatico. Ma il dominio per 70 minuti contro la seconda in classifica, con la considerazione generale sul risultato stretto e sul livello di gioco superiore, devono essere considerati. Un incidente di percorso conta fino a un certo punto, a meno che non crei un disagio psicologico. Se l’Inter metabolizzerà la caduta e continuerà a giocare meglio della concorrenza, è probabile che bissi la cavalcata della scorsa stagione.