Antonio Conte ha riacceso inevitabilmente il dibattito relativo all’utilizzo della VAR. Premessa inevitabile: il tecnico del Napoli ha colto l’occasione di un episodio a sfavore, come spesso fanno tanti allenatori, solo che l’aver chiamato in causa anche gli altri colleghi non ha riscosso grande successo. Alcuni, come Simone Inzaghi, hanno preso le distanze difendendo il lavoro della classe arbitrale, anche se il tecnico nerazzurro è stato uno tra quelli che in caso di episodi a sfavore con la moviola in campo ha parlato di “gara indirizzata”.
È una storia vecchia quanto questo sport: a nessuno interessa la regolarità in sé della competizione, quanto lamentarsi solo quando ci sono episodi a proprio sfavore in modo da portare acqua al proprio mulino. Se poi ci addentriamo nel discorso fatto dal tecnico salentino, nei contenuti ha ragione da vendere, poiché il protocollo VAR non funziona e proseguire su questa via non ha alcun senso, visti i presupposti con i quali è stato istituito lo strumento.
La VAR corregge davvero gli errori?
La VAR è stata introdotta per correggere gli errori. Al momento ci è riuscita? Nì. Indubbiamente alcuni episodi oggettivi vengono stabilmente corretti dalla tecnologia, ma al contempo molti ugualmente oggettivi, regolamento alla mano, rimangono insoluti. In più, sono aumentate le interpretazioni degli episodi soggettivi, elevando le polemiche a un ulteriore grado del dibattito. E seppur in rari casi, addirittura la tecnologia ha introdotto nuovi errori, correggendo in alcune occasioni decisioni giuste di campo. Per di più, complice anche una linea del designatore alquanto ballerina, il protocollo già carente di suo ha creato ulteriori disparità.
Sappiamo infatti, che quando non è un chiaro ed evidente errore, o nel caso di valutazioni di intensità, il VAR non può intervenire. Insomma, se c’è un errore e il protocollo vieta l’intervento della tecnologia, lo stesso errore non viene corretto. E non è tutto, perché in alcuni casi, quando il VAR ha violato il protocollo per correggere un errore, c’è stato un pubblico elogio poiché la violazione è avvenuta per sistemare un errore di campo. Insomma, il protocollo va rispettato, ma se qualcuno non lo rispetta va bene uguale. Non mi pare onestamente una pratica che dà credibilità al calcio italiano e non è un caso che i numeri di rigori assegnati e cartellini gialli sia fuori controllo rispetto al campionato top europeo come la Premier League.
Serve un nuovo protocollo: chi arbitra le partite?
Si fischia tanto e male, si ricorre alla VAR tanto e male. È un dato di fatto, quasi ci sia un regolamento a parte in Serie A. Se ne può uscire solo ed esclusivamente dando una maggiore linearità alle direzioni, di campo e di Lissone. Occorre innanzitutto ridurre le interpretazioni rendendo il regolamento più univoco possibile e poi cambiare questo benedetto protocollo. O il VAR può intervenire sempre per correggere qualunque tipo di errore oppure non può intervenire mai, riducendo l’utilizzo dello strumento tecnologico solo alle misurazioni oggettive. Siamo arrivati a un punto di non ritorno in cui si deve decidere chi arbitra, se il direttore di gara con i suoi collaboratori in campo o direttamente dalla sala VAR. Gli esempi di altri sport, seppur strutturalmente diversi dal calcio, possono dare una grande mano.