Il designatore arbitrale Gianluca Rocchi aveva fatto tante belle promesse prima dell’inizio della stagione: dalla lotta serrata al gioco violento alla maggiore linearità sui falli di mano, passando per le perdite di tempo e le proteste con capannelli attorno agli arbitri. Nulla di tutto ciò si è verificato e la stagione della Serie A è ripresa esattamente come era finita la precedente: con tanta confusione e una disparità di trattamento che a turno farà arrabbiare un po’ tutti i club.
OpenVAR partito in ritardo
Partiamo intanto dal fatto che sia alquanto anomalo il non essere riusciti a organizzare l’OpenVar per le prime quattro giornate e gli audio delle decisioni arbitrali siano stati resi disponibili solo a partire dal quinto turno. Sapevano da mesi quando sarebbe iniziata la stagione, organizzarsi per tempo proprio no? Detto questo, di tolleranza zero nei confronti del gioco violento non se n’è vista. Mancano già diversi cartellini rossi per entrate con “tacchetti esposti” come si dice oggi, o anche reazioni (vedi Bastoni su Pulisic) ma quantomeno cartellini gialli (come nel caso di Politano su Bremer) che in episodi simili vengono sventolati anche molto facilmente.
Al solito non c’è una linea, così come non c’è sui falli di mano, in cui anche quest’anno regna il caos e nel fine settimana si è sorvolato su due episodi più che dubbi. Non è cambiato nulla nemmeno sui calci di rigore, con penalty letteralmente regalati come quello di Dybala contro l’Udinese (già in volo prima che la sua gamba tocchi quella del difensore) e non si spiega come non si sia riusciti a vedere bene l’azione nemmeno con la moviola in campo.
Tempo effettivo e capannelli: Rocchi che fine hai fatto?
Non sono diminuite le perdite di tempo e i mega recuperi di cui si parlava e che abbiamo visto agli ultimi Mondiali e in parte agli Europei non si sono proprio visti, se non in qualche rarissimo caso. L’obiettivo è quello di aumentare il tempo effettivo delle gare, ma non sembra che la strada intrapresa porti da qualche parte. Così come la storia che “parla solo il capitano, altrimenti gli altri vengono tutti ammoniti” si è rivelata per lo più una panzana. A seconda delle gare e del colore di maglia si vedono capannelli attorno agli arbitri, anche con proteste vibranti da parte di calciatori privi di fascia, ma le sanzioni latitano.
E addirittura si assiste ad errori macroscopici come il retropassaggio evidente di Olivera non fischiato durante Juventus-Napoli, uno degli errori più grossolani da quando esiste il nuovo corso arbitrale e le telecamere della VAR dopo l’ormai storico fuorigioco di Juventus-Salernitana all’Allianz Stadium. È chiaro che sia estremamente difficile mantenere una linearità quando hai tanti fischietti ciascuno con una testa diversa e allo stesso modo tanti addetti VAR. L’unico modo per diminuire la discrezionalità è rendere le regole più semplici possibili, riducendo le interpretazioni, e soprattutto utilizzando la tecnologia solo per situazioni oggettive. Fin qui non si è fatto altro che spostare le polemiche a un grado diverso di discussione e a molti sta bene così: in fondo la regolarità del campionato è l’ultimo dei problemi per chi fa il tifo, l’importante è portare acqua al proprio mulino, ma se poi l’errore tocca i propri colori… Apriti cielo!