Per la prima volta dopo tanti anni, il calcio italiano si appresta ad avere ben tre squadre ai quarti di finale di Champions League. Faranno gli scongiuri i tifosi del Napoli, ma per quanto scaramantici possano essere i supporters partenopei, dopo il 2-0 ottenuto all’andata in casa dell’Eintracht Francoforte, davvero non si vede come i tedeschi possano ribaltare una situazione che li ha visti soccombere nettamente all’andata e contro una squadra che in stagione li ha visti soccombere solo in 4 gare ufficiali.
Tre italiane ai quarti di Champions: l’ultimo precedente
Tre squadre nostrane tra le primo 8 d’Europa non si vedevano dal lontano 2006, addirittura da 17 anni, ovvero quando approdarono ai quarti della Champions League 2005-2006 Juventus, Milan e Inter. In quella edizione, bianconeri e nerazzurri salutarono la competizione proprio ai quarti perdendo rispettivamente contro Arsenal e Villarreal, mentre i rossoneri si spinsero fino alle semifinali, eliminati di misura dal Barcellona che poi batterà i Gunners in finale. Se ci avessero prospettato in estate gli stessi identici risultati di quella stagione, probabilmente in tanti avrebbero messo la firma.
Sì, perché in pochi, compreso il sottoscritto, avrebbero scommesso sul fatto che 3 delle 8 squadre in fondo alla Champions League (il 37,50%) quest’anno sarebbero state italiane. Più della ricca e blasonata Premier League, che sarà rappresentata solo da Manchester City e Chelsea, a meno che il Liverpool stasera non centri un’impresa leggendaria andando a rimontare a Madrid contro il Real il 5-2 rimediato ad Anfield.
Milan e Inter: sacrificio e fortuna
A prescindere, si tratta di un risultato sportivo importantissimo da parte delle formazioni di Serie A, che va comunque approfondito. Partendo dai complimenti alle compagini allenate da Pioli, Inzaghi e Spalletti, c’è da considerare soprattutto per le due milanesi la componente fortuna dal punto di vista dei sorteggi e nelle sfide ad eliminazione diretta. Il ‘Diavolo’, seppur non proprio in formissima, si è trovato di fronte un Tottenham che non sta attraversando un momento brillante, senza alcuni giocatori importanti e con Antonio Conte che è stato costretto ai box per diverse settimane a causa di problemi di salute. Senza elementi vitali per il gioco e soprattutto senza il “condottiero”, uno che incide spesso nelle partite con la sua presenza a bordo campo, gli Spurs hanno creato davvero pochi pericoli alla squadra di Pioli.
Discorso analogo si può fare per il Porto, che dopo essere stata per diverse stagioni una ammazza-grandi di coppa (ne sanno qualcosa anche Roma, Juventus e Milan), contro la formazione allenata da Simone Inzaghi nel computo dei 180 minuti non è sembrata particolarmente brillante e incisiva. Solo nei minuti finali del match di ritorno al Do Dragao, ad essere onesti, i lusitani hanno creato due-tre grossi pericoli, ma Dumfries, Onana e la dea bendata hanno voluto bene ai nerazzurri, che sono così tornati meritatamente ai quarti dopo ben 12 anni.
Una stagione anomala in tutto
Sui risultati di questi mesi, non possiamo dimenticarlo, hanno influito anche i Mondiali innestati a metà stagione, una competizione che ha restituito inevitabilmente giocatori in condizioni tutt’altro che stabili ai rispettivi club di appartenenza. Alcuni sono rientrati alla base riposati o esaltati dai risultati della coppa del Mondo, vedansi gli argentini, altri invece hanno pagato dazio in termini di brillantezza e logorio. Insomma, normale in una stagione unica nella storia del calcio, che ci possano essere delle sorprese e che club favoriti possano tornare a casa prima del previsto per lasciare spazio magari a squadre meno attrezzate ma con qualche energia fisica e mentale in più.
Ovviamente, per avere un quadro più completo della situazione a livello continentale, è bene attendere anche i risultati di Europa e Conference League, dove al momento è la Lazio di Maurizio Sarri, sconfitta all’andata in casa dall’AZ Alkmaar, a rischiare maggiormente. Di sicuro, per poter parlare di un calcio italiano che può tornare a dettare legge in Europa non basta l’exploit di una sola stagione. I risultati di queste settimane sono incoraggianti e possono rappresentare un buon viatico, ma dovranno essere confermati nel lungo periodo. Ah, dimenticavo: che non mi si venga a parlare di risultati ottenuti grazie all’evoluzione del gioco, perché Simone Inzaghi e il nuovo modulo adottato da Pioli si basano molto su difesa e gioco speculativo. Lo spettacolo non c’è in questi risultati – il Napoli è l’eccezione – ma solo tanto sacrificio e concretezza.