In serie A parte la volata più incerta.
Impossibile indicare una favorita,
allora scegliamo gli uomini più in forma
del terzetto che si contenderà lo scudetto
E’ uno sprint come non si vedeva da anni. Con l’eliminazione della Juve dalla corsa scudetto (perché di questo si è trattato), sono rimaste in tre, potenzialmente raccolte in un solo punto. Se all’Inter infatti aggiungiamo i tre potenziali della partita ancora da recuperare, la classifica attuale diventa: MILAN 67, NAPOLI 66, INTER 66. Straordinario.
In fila per tre, a sette partite dalla fine. In un campionato a blocchi, dove per ogni obiettivo la lotta è piuttosto serrata.
Chi vincerà lo scudetto tra Milan, Napoli e Inter? Io, lo ammetto, non ne ho la più pallida idea. Ero convinto che l’Inter avesse qualcosa in più delle altre, fino a quando il derby di Milano non lo ha logorato a livello di classifica ma soprattutto psicologico. E da allora, la sua presunta superiorità è evaporata, assegnando prima al Milan, e nelle ultime settimane al Napoli, una maggiore brillantezza.
Stefano De Grandis – 2°DEG
Il Milan parte davanti: se vincesse tutte le ultime sette, lo scudetto sarebbe suo, aritmeticamente. Ma in questa fase di stanca, ipotizzare un filotto per qualsiasi delle tre battistrada diventa impensabile. Allora andiamo a valutare caratteristiche e PROTAGONISTI di ognuna.
La capolista ha in questo momento il miglior regista della serie A: BENNACER ha preso il posto che è stato di Brozovic per tutto il girone di andata. L’algerino è piccolo, tonico, tecnico, intelligente. Tanto che il Milan, che spesso fa fatica a battere gli avversari meno forti, non ha problemi in mezzo al campo, nel governo della partita. La gestione del palleggio è sempre la sua. E anche nella sfida col Bologna, finita 0-0, i tiri in porta sono stati 33 e gli errori hanno riguardato soprattutto la finalizzazione. Bennacer è il playmaker e Tonali il suo perfetto partner. Poi c’è Kessie a fare da alternativa, e sarebbe utile più utile degli altri in fase realizzativa se non fosse per la contestazione dei suoi tifosi, che lo fischiano per non aver rinnovato il contratto col Milan. Un problema, nel momento in cui bisogna spingere sui pedali. Un autogol, visto che la curva rossonera finisce per penalizzare la sua squadra.
L’altro punto di forza del Milan è MAIGNAN: di solito quando non prendi gol, finisci per vincere il campionato, e i rossoneri sono in questo momento arrivati a quattro clean sheet consecutivi. Bravo Maignan, che è stato un affare geniale. Prendendo lui al posto di Donnarumma, il Milan ha risparmiato, tra stipendio e commissioni, circa 70 milioni nei prossimi quattro anni, assicurandosi un portiere giovane ma pieno di personalità.
Ora, per vincere lo scudetto, il Milan avrà bisogno di segnare qualche gol in più soprattutto per battere le piccole. Sperando di riavere presto il Rebic dello scorso anno, o il Leao ispirato e concreto che si è imposto in una parte di questa stagione.
CAPITOLO NAPOLI
Di Osimhen si è parlato in continuazione. E’ un attaccante top, che sposta gli equilibri. E che ha risolto partite bloccate, infilando la testa convalescente sui cross che alimentavano il traffico aereo. Di lui si sa, insomma. Come di Koulibaly e delle altre star del Napoli che si sono già giocate uno scudetto. E allora andiamo a scoprire le altre carte in mano al Napoli.
L’eroe che non ti aspetti è certamente MARIO RUI. E’ stato decisivo nelle chiusure a Bergamo, ma tutta la sua stagione è stata al di sopra delle aspettative. Identificato come anello debole della formazione, dai problemi fisici di Ghoulam in poi, con Spalletti non ha mai sbagliato partita: è il manifesto dell’applicazione e della affidabilità. Come tutto il Napoli difensivo. Da King Kalidou a Rahmani, a Juan Jesu.
Il Napoli degli ultimi anni non ha mai avuto carenze tecniche ma semmai di continuità. Si è afflosciato regolarmente con il calo di qualche titolare. Ma quest’anno no. Sia per la gestione saggia di Spalletti che per la profondità di una rosa lunga e qualitativa anche nell cosiddette riserve. Per questo come secondo nome scelgo quello di LOBOTKA.
A inizio anno partiva alle spalle di Demme, poi è stato chiuso dall’arrivo e dall’ascesa di Anguissa. Ma quando il camerunese è partito per la coppa d’Africa, Lobotka ha convinto Spalletti e approfittato dell’occasione. Come diga davanti alla difesa è perfetto. Senza Anguissa ha coperto le spalle a Fabian Ruiz. Ma adesso, anche quando gioca con Fabian, fa lui da punto di riferimento: diventa il centrale di una mediana a tre, appunto tra Fabian e l’altra mezzala, che sia Anguissa o Zielinski. E’ la luce del Napoli dopo il buio in cui era finito nell’era Gattuso.
LA REAZIONE INTER
La sconfitta col Milan aveva inciso come un interruttore sull’entusiasmo della squadra di Inzaghi. Improvvisamente off. Per questo ora la speranza di Simone è che la vittoria nell’ultimo derby, quello d’Italia, possa rappresentare il nuovo switch…
Di certo l’Inter non è stata spettacolare e forse non ha nemmeno meritato la vittoria sulla Juve. Ma alla stessa maniera mai avrebbe meritato di perdere il derby col Milan che aveva rappresentato l’inizio ella crisi. Ora è di nuovo in corsa e ad armi pari. Vediamo allora quali suono gli uomini più in forma.
Esente da pause quest’anno è stato SKRINIAR. Ha funzionato alla perfezione, sia quando è stato utilizzato da braccetto destro nella difesa a tre, sia come centrale nel caso di assenza di De Vrji. Il risultato finale è lo stesso: NON LO SALTI MAI. Della Juve se ne sono accorti Vlahovic e Dybala, quando lo hanno sfidato nell’uno contro uno portando a casa un tiro smorzato. E dopo l’apprendistato con Conte, ora difendere a tre anziché a quattro, per Skriniar non rappresenta un problema.
Come il Milan e a differenza del Napoli, l’Inter deve risvegliare la capacità di far gol dei suoi attaccanti. Senza Lukaku, Lautaro non sembra più lo stesso, e Dzeko è un centravanti eccellente più per far salire la squadra che per collezionare gol. Allora il protagonista nel finale può diventare CAHLANOGLU, a cui Burak Ylmaz in nazionale ha strappato il rigore del possibile pareggio col Portogallo nello spareggio mondiale.
Burak se lo è preso e lo ha sbagliato, eliminando la Turchia e lo stesso Cahla. Ma nell’Inter in casa della Juve, Hakan non ha permesso ad altri di prendersi il pallone più pesante e per ben due volte. Facendosi parare la prima conclusione, ma raddoppiando la sfida nel momento in cui l’arbitro ha ordinato la ripetizione.
Il gol ha permesso all’Inter di battere la Juve, di tenerla sotto in classifica, e di avvicinarsi potenzialmente a un solo punto dalla quota scudetto. E’ un gol che cambia le prospettive. Che riporta all’attenzione uno dei nerazzurri evaporati da troppe settimane. Potrebbe risultarne un effetto moltiplicatore, capace di riportare Barella, Brozovic, Perisic, De Vrji alla dimensione che aveva permesso all’Inter di dominare la prima fase del campionato. Perché le dinamiche del calcio sono molto spesso psicologiche. E la volata finale, così bella, così equilibrata, tra tre squadre più o meno equivalenti, diventa soprattutto una questione di testa