Finisce in malo modo (a meno di una clamorosa marcia indietro da parte della società) l’avventura di Federico Chiesa alla Juventus. A Ferragosto, infatti, la società bianconera ha fatto sapere che l’ ormai ex numero 7 non può più allenarsi in gruppo con i compagni. Si concludono così settimane di tira e molla che sanno comunque tanto di mala gestio anche da parte della Vecchia Signora. Il giorno delle visite mediche, infatti, l’ex viola è stato ripreso in foto e video ufficiali. Poi, per alcuni giorni è letteralmente scomparso, con il calciatore a pubblicare sul suo account Instagram le immagini degli allenamenti e in un’occasione taggando anche il club. Da lì, per un paio di sedute, Chiesa è tornato al centro delle immagini ufficiali del Creator Lab, per poi sparire nuovamente.
Adesso sappiamo il perché: Federico è a tutti gli effetti un epurato del duo Giuntoli-Motta. Possiamo così definitivamente bollare come fake news le indiscrezioni riportate da più fonti nei mesi scorsi, quando anche una parte della tifoseria bianconera è stata portata a spasso al grido “date un allenatore a Chiesa”. Il refrain era il seguente: con un allenatore diverso da Massimiliano Allegri, l’esterno sarebbe tornato uno dei protagonisti assoluti della Juventus e avrebbe anche rinnovato il contratto. Il resto è storia, con un punto di incontro mai trovato nei mesi scorsi e Thiago Motta che appena arrivato gli ha detto pubblicamente “di trovarsi al più presto una squadra per il bene suo e della Juve”.
Le buone prospettive con Pirlo
La parabola di Chiesa a Torino si conclude dunque con una discesa ripida. E dire che il primo anno, quello sotto la guida tecnica di Andrea Pirlo, era stato più che incoraggiante. Certo, aveva di fianco elementi come Cristiano Ronaldo e altri big dello spogliatoio come Chiellini, Bonucci, Cuadrado etc. che lo hanno indubbiamente aiutato, ma alzi la mano chi avrebbe pronosticato quanto accaduto da lì in poi. Complice anche un infortunio gravissimo, che nella maggior parte dei casi impone a un calciatore di modificare totalmente il suo modo di giocare e probabilmente anche il ruolo, Chiesa non è stato più lo stesso.
Chiesa: l’infortunio e le difficoltà tattiche
Il suo recupero atletico ha preso più tempo rispetto alle stime iniziali, ma ha avuto inevitabilmente un ruolo importante anche la componente mentale. Farsi molto male, stare lontano dai campi a lungo e poi fare fatica a tornare in forma, è una mazzata per chiunque. Per Federico evidentemente lo è stato un po’ di più. E dal rientro, poi, con la Juve che aveva trovato la sua stabilità con il 3-5-2, indubbiamente è stato tutto più difficile per l’ex viola. Allegri ha tentato sporadicamente di adoperare un modulo maggiormente offensivo (3-4-2-1) ma l’equilibrio ha sempre prevalso e di conseguenza Chiesa è stato per lo più impiegato da seconda punta. Un ruolo non suo indiscutibilmente, ma il tecnico livornese non è stato l’unico ad avere problemi di collocazione con il numero 7, visto che lo stesso ct Spalletti agli ultimi Europei lo ha più volte richiamato all’ordine durante le gare.
Inutile girarci attorno, Chiesa non è un giocatore facilmente collocabile in uno scacchiere tattico che lavora prevalentemente con un sistema codificato e un po’ tutti quelli che lo hanno allenato hanno dovuto fare i conti con questa situazione (chi scrive lo ha sempre considerato comunque uno che i problemi li risolve alle squadre, se sta bene). Evidentemente, Motta non lo considera adatto per il suo 4-2-3-1 o 2-7-2 (come gli piace spesso interpretarlo), ma è altrettanto vero che sulla parabola discendente di Chiesa giochi un ruolo importante anche la richiesta di ingaggio superiore agli attuali 5 milioni. Allo stato attuale, dunque, qualcuno potrà assicurarselo da qui a fine agosto per circa 15 milioni o ancora meglio a parametro zero da febbraio in poi. La domanda che tutti si pongono però è: questo Chiesa è davvero un affare? Al campo, come al solito, l’ardua sentenza.