Si è completata ieri sera una tre giorni di coppe europee che ha proiettato l’Italia verso un risultato storico, che non si verificava da qualcosa come 17 anni. Tutte 7 le formazioni nostrane si sono qualificate per la fase ad eliminazione diretta, ma ora l’obiettivo è quello di entrare tra le prime 8 di Champions League, Europa League e Conference League. Ora, però, è il momento di essere lucidi e razionali, altrimenti potremmo fare l’errore del 2021, quando l’Italia vince gli Europei e in tanti, troppi pensano che il calcio italico abbia con un colpo di spugna risolto tutti i suoi problemi.
Coppe: trend della Juventus in costante calo
Prendiamo un po’ la rincorsa e ricordiamo intanto, che tra le quattro squadre impegnate in Champions League, ovvero Inter, Milan, Napoli e Juventus, solo tre hanno superato la fase a gironi, con la Juventus retrocessa agli spareggi di Europa League. I bianconeri, poi, si sono rifatti battendo il Nantes e accedendo agli ottavi di finale, ma comunque il trend europeo dei bianconeri dalla stagione 2018-2019 ad oggi è in costante calo. L’altra formazione impegnata in Europa League è la Roma di José Mourinho, che dopo il 2° posto nel girone ha dovuto superare lo scoglio Salisburgo (retrocesso dalla Champions) per accedere alla seconda fase del torneo.
Alla seconda fase della Conference League vanno sia la Fiorentina (eliminato il quotato Sporting Braga) sia la Lazio (successo risicato contro il Cluj), ma va ricordato che i biancocelesti sono retrocessi dall’Europa League. Insomma, nell’Europa che meno conta, le formazioni italiane se la giocano ed è importante che lo facciano, perché nei periodi di crisi, i processi di crescita devono partire anche dallo “sporcarsi le mani” in campi spelacchiati e nei quali tecnica e tattica devono spesso lasciare spazio all’agonismo. Ora, però, viene il bello.
Champions League: Napoli già ai quarti, le milanesi…
Tra le 12 e le 13 ci saranno i sorteggi degli ottavi di finale di Europa League e Conference League, da cui usciranno le prossime avversarie di Juventus, Roma, Lazio e Fiorentina. Poi partirà la caccia all’ingresso nell’Olimpo delle tre coppe europee, ovvero tra le prime 8 (quarti di finale). Le quattro compagini in questione avranno due match per giocarsela (andata 9 e ritorno 16 marzo), mentre per le tre squadre impegnate in Champions League rimangono 90 minuti a disposizione. Tutte e tre partono da situazioni di vantaggio, ma sono inevitabili dei distinguo. Il Napoli, vincendo per 2-0 in casa dell’Eintracht Francoforte, ha già in tasca la qualificazione, poiché gli azzurri si sono dimostrati nettamente superiori ai tedeschi e quella del Maradona si prospetta come una mera formalità.
Partono entrambe da 1-0 ma dovranno giocare il ritorno in trasferta sia l’Inter sia il Milan. I nerazzurri hanno avuto la meglio del Porto al Meazza, ma i lusitani allenati da quella vecchia volpe di Conceicao sono stati la bestia nera delle italiane negli ultimi anni e al Do Dragao hanno di solito una marcia in più. Insomma, a Simone Inzaghi e i suoi servirà una gara in primis di grande personalità. Discorso simile per il Milan, che ha battuto di misura il Tottenham di Antonio Conte all’andata, ma dovrà andare a confermarsi nella tana degli Spurs, un campo particolarmente caldo. È assolutamente evidente, in sostanza, che l’en plein di vittorie nei match di andata di Champions League è solo in un caso garanzia di passaggio del turno, il resto è tutto in bilico, anche se le percentuali di passaggio del turno per le due milanesi sono ben superiori al 50%.
Il calcio italiano è guarito?
In generale si tratta di una ventata positiva per tutto il calcio italiano, ma guai a sopravvalutarla. Magari tra qualche settimana ci ritroveremo un’italiana in fondo a ciascuna delle competizioni europee, ma al momento non possiamo di certo dire di essere tornati a dominare in Europa. Gli exploit, concomitanti curiosamente con le difficoltà delle più ricche inglesi, non devono distrarre da quelli che sono i problemi endemici del nostro “prodotto calcio”. L’inadeguatezza degli impianti (Milan e Inter, ad esempio, continuano il tira e molla su San Siro); una giustizia sportiva sommaria che anziché avvicinare allontana gli investitori; un mercato sempre più povero con i bilanci delle squadre salvati solo dai diritti televisivi e la cui prospettiva è quella di introiti sempre inferiori da questa voce di bilancio. Le riforme sempre rinviate per mantenere lo status quo hanno portato il calcio italiano a perdere costantemente terreno in favore di leghe come Premier, Liga, Bundesliga e probabilmente anche Ligue 1. Di strada da fare ce n’è tantissima e passa inevitabilmente dal primo step: il rinnovamento di una classe dirigente miope e non in grado di rispondere alle esigenze della modernità.