Beppe Marotta da qualche tempo non lo si vede più in TV. Dopo quell’all-in sbandierato in mondovisione su Lukaku e Dybala, l’amministratore delegato dell’Inter si è trincerato dietro un religioso silenzio, anche se con qualche interlocutore dei media mainstream ha continuato a “messaggiare”. Non so se sia l’estate più difficile per il dirigente sportivo considerato, assolutamente a ragione, uno dei migliori del panorama calcistico italiano e internazionale, ma sicuramente non è una delle più felici. Negli ultimi giorni, in particolare, ha subito un doppio smacco che a livello d’immagine certamente non gli fa bene, ma non si trova di certo in una situazione invidiabile.
Marotta costretto costantemente a vendere
La situazione dei conti dell’Inter è arcinota da tempo, con un fatturato di circa 350 milioni e un indebitamento netto di quasi 700 milioni di euro. Una parte di questo debito è stato rifinanziato tramite un nuovo bond da 415 milioni, che praticamente rimanda il problema ai prossimi anni. Il debito in scadenza il 31 dicembre 2022, circa 390 milioni, è stato rinviato al 2027. Questo, ovviamente, consente al club milanese di operare, ma comunque in un regime di austerità che deve basarsi anche sul player trading praticamente in ogni stagione sportiva. Per la 2022-2023, in particolare, l’Inter ha previsto che il saldo tra entrate e uscite deve essere di +60 milioni, ma al momento la strada non è in salita, di più.
I nerazzurri hanno perso dei calciatori a parametro zero, hanno svincolato Arturo Vidal pagandone una buonuscita, ma lo stesso metodo non è servito per convincere Alexis Sanchez a lasciare la Pinetina. Non sono usciti nemmeno Edin Dzeko e Joaqin Correa, bloccando di fatto la trattativa con Paulo Dybala, che alla fine si è accordato con la Roma per cifre assolutamente alla portata dei meneghini, ovvero 4,5 milioni l’anno più bonus e una commissione di circa 5 milioni di euro per il suo agente. A nulla è servita la sfilata di Antun presso la sede nerazzurra ad inizio giugno, perché Marotta non è riuscito a liberare caselle e a trovare le risorse per far firmare la Joya, che lui stesso aveva portato alla Juve dal Palermo.
Il doppio smacco Dybala-Bremer
Uno smacco che è stato accompagnato nel giro di poche ore dalla beffa per Gleison Bremer, difensore brasiliano del Torino che l’Inter aveva in pugno da gennaio. Accordo con il calciatore e stretta di mano con Cairo per un affare che si sarebbe dovuto perfezionare in estate appena fosse uscito Milan Skriniar. Lo slovacco è stato scelto quale gallina dalle uova d’oro dell’estate nerazzurra, ma il PSG ad oggi si è fatto prendere per il collo fino ad un certo punto. Nonostante tra 6 mesi il calciatore sia prendibile a zero per la stagione successiva, Marotta chiede 70 milioni di euro, ma i francesi non hanno alcuna intenzione di raggiungere quella cifra.
La mancata cessione di Skriniar ha così bloccato di nuovo l’ad dell’Inter, che non ha potuto effettuare rilanci per Bremer una volta che la Juventus si è presentata con un’offerta superiore di 10 milioni per il club e di 1,5 milioni l’anno per il calciatore. È facile fare gli instant team (quanto stanno costando oggi le richieste di Antonio Conte?) acquistando calciatori avanti con gli anni e dando loro stipendi importanti quando hai alle spalle una proprietà come gli Agnelli-Elkann, pronti a ripianare in caso di difficoltà, ma è molto più difficile applicare questa politica quando chi deve ripianare si fa prestare i soldi dagli altri aumentando sostanzialmente i debiti.
Le analogie con il recente passato Juve
Quello che sta succedendo all’Inter, infatti, trova analogie nella storia recente della Juventus, con elementi praticamente invendibili, eredità della gestione Marotta-Paratici, che per tanto tempo hanno bloccato il mercato in entrata. La nuova linea Arrivabe-Cherubini, grazie anche all’intervento massiccio della proprietà, sta pian piano dando i suoi frutti. Quanto all’ad dell’Inter, non resta che fargli un grande in bocca al lupo, perché deve gestire una situazione di emergenza continua e dalla quale potrà uscire solo con costanti cessioni eccellenti.