Nuovi sviluppi nell’inchiesta che riguarda le curve di Inter e Milan. Nelle ultime ore è stato fermato Daniele Cataldo, come riportano le agenzie di stampa, uomo di di fiducia del capo ultrà milanista Luca Lucci e accusato del tentato omicidio a colpi di pistola, avvenuto il 12 aprile 2019, in pieno centro a Milano, di Enzo Anghinelli, altro esponente della curva milanista, a sua volta coinvolto in procedimenti per droga.
Nell’inchiesta “Due curve”, del resto, non manca proprio niente: dalla droga al controllo di parcheggi e attività di ristorazione, dal bagarinaggio al riciclaggio… Pian piano sta venendo fuori un mondo sommerso di cui tanti sapevano, ma hanno sempre taciuto, perché “si fa da sempre così” e si sa che le curve sono una zona franca. No, anche no. E se finalmente qualcuno ha deciso di fare pulizia, ben venga, perché i gruppi organizzati sono realmente il cuore del tifo e sono quelli che fanno sì che gli stadi non siano dei teatri silenziosi, ma la malavita organizzata deve stare lontana dagli stessi, altrimenti deve pagarne le conseguenze come in qualunque ambito della società.
Marotta e Scaroni in Commissione Parlamentare Antimafia
In attesa che la giustizia faccia il suo corso, nei giorni scorsi il materiale della Procura di Milano è stato inviato alla Commissione Parlamentare Antimafia, che dovrebbe presto convocare i due presidenti Giuseppe Marotta e Paolo Scaroni. Nel 2018, il presidente della Juventus Andrea Agnelli, proprio in quella sede fu accusato dal Procuratore Federale Pecoraro di responsabilità diretta e indiretta per il bagarinaggio, tanto da chiedere l’utilizzo dell’articolo 4 nei confronti del club bianconero, quello che porta a penalizzazioni in punti ed eventualmente a retrocessioni.
Ricordando che la Juventus fece partire l’inchiesta denunciando proprio le minacce di alcuni soggetti legati a gruppi malavitosi, oggi siamo di fronte a una situazione ben diversa, che ogni giorno assume contorni diversi, anche per via delle deposizioni dei diretti interessati, che purtroppo non tornano. Fin qui sono stati ascoltati, tra gli altri, il tecnico dell’Inter Simone Inzaghi, il vicepresidente Zanetti e anche il centrocampista turco Calhanoglu.
Il minimo comune denominatore è che non ci fossero minacce da parte degli ultrà nei confronti dei tesserati del club nerazzurro, ma diverse affermazioni fatte davanti a magistrati e poliziotti come persone informate sui fatti non tornano. Dalle intercettazioni emerge che qualcuno sapesse che ci fosse un’inchiesta in corso e che alcuni telefoni di dipendenti della società fossero sotto controllo. Prima domanda: chi li ha avvisati delle indagini e delle intercettazioni?
Incontri con gli ultrà contro il volere del club
“Vedevo gli ultrà, ma la società mi aveva detto di non farlo”, ha dichiarato il fantasista Calhanoglu, oggi all’Inter e già al Milan. Qui i questi che possiamo porre sono diversi: alcuni tesserati vedevano ultrà e personaggi con precedenti, parlando di incontri cordiali e di alcun divieto del club. Secondo le agenzie di stampa, infatti, un rappresentante della società come il vice presidente ha confermato di “conoscere da anni alcuni degli indagati in virtù della sua presenza trentennale all’Inter, prima come calciatore e poi come dirigente, e di aver raccolto nel tempo istanze e lamentele”. Perché per i vertici era normale incontrare certi personaggi e addirittura accoglierne istanze e lamentele, mentre i calciatori non dovevano incontrarli?
E, ancora, se la società non voleva che i tesserati incontrassero gli ultras, perché una volta appurati gli incontri non sono stati presi provvedimenti? In questi giorni, infatti, i social sono stati letteralmente inondati da video che testimoniano di incontri avvenuti davanti agli occhi di tutto il mondo. Presentazioni di giocatori, consegne di trofei in campo, festeggiamenti vari fuori dallo stadio, incontri pubblici con tutta la squadra ad Appiano… Tutti hanno visto, non è possibile che in sede non abbiano mai visionato un filmato della festa scudetto o di altri eventi mediatici importanti che testimoniano chiaramente rapporti amicali. In un filmato, addirittura, si vedono calciatori uscire dal recinto di gioco e indicare personalmente uno per uno gli ultras da portare in campo, a conferma che ci fosse una conoscenza “visiva” prolungata e abbastanza profonda.
La differenza di clima
Quesiti che stranamente si pongono in pochi in questi giorni, in cui si tende mediaticamente a sminuire a prescindere. Sembra quasi si voglia creare un sentimento popolare favorevole, mentre in altri periodi e con altri colori, si faceva l’opposto. Attenzione, chi scrive preferisce di gran lunga questo clima di serenità, in cui le istituzioni, sportive e non, possono operare con serenità nell’accertamento delle responsabilità. Peccato che contro altri si sia da subito imposto un clima forcaiolo, volto ad alimentare un odio che poi alla fine non fa altro che esacerbare gli animi e abbassare il livello culturale di ogni tipo di discussione.