Con la vittoria del Napoli sulla Juventus ieri sera all’Allianz Stadium c’è la certificazione, qualora ancora qualcuno non fosse convinto, che i partenopei allenati da Luciano Spalletti sono campioni d’Italia 2022-2023. Uno scudetto non meritato, strameritato da parte del Napoli, che sul campo si è dimostrato ancora una volta la squadra più forte del campionato. L’uscita dalle coppe agevolerà il finale di stagione dei campani, che senza altri obiettivi si potranno concentrare sulla gestione dell’ampio vantaggio e sulla preparazione della festa che sarà epocale, visto che si tratterà del 3° scudetto in 97 anni di storia.
Juve-Napoli: disastro di arbitro e VAR
La partita dello Stadium, però, ci dà ancora una volta spunti per evidenziare per l’ennesima volta la disparità di trattamento e gli orrori di una stagione condizionata dalle istituzioni e dalla loro (mala) gestione della giustizia. Altamente insufficiente la prestazione dell’arbitro Fabbri e del VAR Aureliano, che anche questa volta sono riusciti a violentare il regolamento e il protocollo. Manca, a mio avviso (per l’esperto Casarin era solo giallo, ma mi lascia molto perplesso), un’espulsione di Gatti, che può essere sfuggita al direttore di gara, ma non poteva non essere vista davanti ad uno schermo da ben 2 arbitri e i loro collaboratori. Totalmente inventata l’ammonizione a Locatelli, nel primo tempo mancano anche altri due gialli, uno ad Anguissa e uno Juan Jesus. Corretta la valutazione su Cuadrado, che non può mai ottenere un calcio di rigore in quel modo, ma sul gol annullato a Di Maria c’è lo stupro del protocollo VAR. L’arbitro è a due metri da Milik e Lobotka e valuta il contrasto come regolare facendo segno di proseguire. Questo implica l’impossibilità di intervento della moviola, con il gol che non poteva dunque da regolamento essere annullato.
Regole? A targhe alterne
Ormai, sappiamo però che i regolamenti sono giusto delle linee indicative, poi gli arbitraggi e la giustizia sportiva vanno un po’ per conto proprio. Mai come in questa stagione, infatti, si sono creati dei precedenti che minano la credibilità del calcio italiano e che hanno fatto sì che gli ascolti, già nettamente inferiori a quelli dello scorso anno, siano letteralmente crollati con il passare dei mesi. Il gol annullato a Milik contro la Salernitana è stato l’errore più clamoroso da quando esiste la VAR, ma ci è stato detto inizialmente che non c’erano le immagini a disposizione, poi che c’è stato un errore ma nessuno ha sbagliato. Una “supercazzola” consentitemi il termine, per arroccarsi dentro il palazzo e giustificare l’ingiustificabile.
Grazia a Lukaku: ok, ma che ci sia una linea
Negli ultimi giorni è poi arrivata la grazia del presidente federale a Romelu Lukaku. Scansiamo il campo da ogni equivoco: se vogliamo dare segnali contro il razzismo, assolutamente d’accordo, andiamo avanti con la ruspa contro tutti i deficienti che popolano la nostra società, non solo gli stadi. Bisogna farlo però con credibilità e soprattutto non creando disparità di trattamento. Intanto l’istituto della grazia, come è previsto dal Codice di Giustizia Sportiva non è previsto nei casi come quello del centravanti dell’Inter. Purtroppo non è applicabile, anche se è assolutamente un gesto in sé apprezzabile. Il rischio è ora di creare un precedente, o se rimarrà un caso isolato, la competizione sarebbe falsata (senza tornare sulla questione dei punti tolti, poi ridati e che probabilmente saranno nuovamente sottratti alla Juve).
Se il regolamento è da modificare, allora che lo si cambi, ma al momento non ci sono cambi di rotta in vista, come conferma Carlo Pacifici, nuovo presidente dell’Aia a Radio Anch’io lo Sport: “Lukaku? La grazia è una prerogativa del presidente federale, che l’ha messa in atto perché probabilmente ha verificato tutte le condizioni. Da parte nostra, non cambia nulla, continueremo a prendere decisioni secondo le regole in atto. Chi andrà a zittire il pubblico dopo essere stato insultato sarà ammonito”. Riassumiamo? Di fronte a insulti razzisti durante le partite c’è già un protocollo che coinvolge arbitro, ispettori federali e uomini della Questura e i giocatori non sono assolutamente autorizzati a reagire in maniera sconsiderata qualora oggetto di buu e cori. Gli arbitri, dal canto loro, dovranno continuare ad applicare il regolamento sanzionando chiunque vada sotto le curve avversarie ad esultare o comunque a rendersi protagonisti di gesti provocatori. Che si fa ora, ci saranno grazie più frequenti o Lukaku potrà giocare la prossima semifinale di Coppa Italia contro la Juventus mentre degli altri non importerà più a nessuno in federazione? Se questo è quello che l’ad della Lega Calcio Serie A definisce il “calcio più affascinante d’Europa”, forse il sottoscritto fin qui ha vissuto su Marte.