La Juventus e Massimiliano Allegri si sono infilati in un vicolo cieco. Non servono giri di parole. Nel calcio, come nello sport in generale, abbiamo sempre detto che contano i risultati. E di conseguenza, quando Max li porta a casa merita degli elogi, quando questo non avviene, deve essere giustamente criticato. In questo momento il tecnico della Juventus può essere attaccato su tantissimi fronti, anche se purtroppo molti critici preferiscono adottare leggende metropolitane e fake news che poi finiscono per sminuire anche i loro argomenti validi.
Poco gioco e tanti gol mangiati
I numeri sono impietosi, 7 punti nelle ultime 8 partite e per giunta alcune contro avversarie sulla carta nettamente inferiori. Per quanto era stata positivamente sorprendente nella prima parte di stagione, oggi la Juve è a tratti inguardabile. Una squadra in balìa degli eventi, che non riesce a trovare la via della rete nemmeno quando crea diverse occasioni da gol come avvenuto contro Napoli e Atalanta. Con il Genoa domenica all’Allianz Stadium ci sono stati nuovi passi indietro dal punto di vista del gioco, ma anche in questo caso, con un po’ di cattiveria in più qualche gol i bianconeri lo avrebbero potuto segnare. Basti pensare ai legni colpiti da Iling e Kean, all’occasione clamorosa capitata di testa a Vlahovic…
L’emblema di questa squadra, però, è a mio avviso la ripartenza del serbo e Chiesa che si sarebbe potuta concludere con una rete, invece è stata vanificata per un passaggio completamente sballato di Dusan per il numero 7. Se nemmeno i due giocatori sulla carta più forti e rappresentativi della rosa, riescono a duettare in situazione favorevole e a pochi metri di distanza uno dall’altro, il malato è quasi allo stato terminale. Al momento, basandosi sulle affermazioni di proprietà area tecnica e allenatore, la Vecchia Signora è perfettamente in linea con i piani, che prevedono il ritorno in Champions per garantirsi le entrate mancate in questa stagione sportiva.
Chi sono i leader di questa Juve?
Questo non significa, però, che non ci debba essere preoccupazione. Anche perché nemmeno il ritiro “non punitivo” sembra sia servito a ridare linfa a un gruppo che in queste settimane ha ammesso di aver pagato il contraccolpo psicologico per la settimana tra la gara casalinga con l’Empoli e il big match di San Siro contro l’Inter. Dopo la sconfitta contro i futuri campioni d’Italia davanti alle telecamere ci finì Cambiaso, uno degli ultimi arrivati, mentre ieri dopo lo 0-0 col Genoa a parlare è stato Miretti. Che fine hanno fatto quei leader che nei momenti di difficoltà delle grandi Juve recenti si presentavano davanti ai microfoni per assumersi le responsabilità e dettare la linea per la rinascita?
Ci sono tutti i segnali di una squadra, un allenatore e una società finiti in un vicolo cieco. Da qui a fine stagione, difficilmente cambierà qualcosa, anche se oltre all’obiettivo Champions League c’è una Coppa Italia alla portata. Se a un anno esatto dai ritiri della passata stagione la squadra è punto e a capo, è fin troppo evidente che ci sia un fallimento tecnico. Molti giocatori si sono rivelati non all’altezza della caratura della Juve, l’allenatore non sembra più riuscire a dare un valore aggiunto e la dirigenza sembra essere presa da altre questioni interne. Si sussurra che l’attuale organigramma non sia completo e sia al contempo poco organizzato, con deleghe non ben definite che generano di conseguenza tensioni e confusione.
Allegri andrà via, ma basterà?
La posizione dell’allenatore non è mai stata così debole e con ogni probabilità sarà sostituito, ma le domande che ci dobbiamo fare in questo momento sono: sta tutto lì il problema? Una volta cambiato il tecnico, cosa gli potrà prende la dirigenza? E soprattutto, chi detterà la linea sulla scelta del nuovo allenatore e dei nuovi giocatori? Con l’ultima parola che spetterà sempre a John Elkann, ragionevolezza vuole che sia Cristiano Giuntoli a prendere la situazione in mano. Ne ha la facoltà oggi?