La Figc perde ancora sull’indice di liquidità ed ora ci sono diversi aspetti da chiarire, almeno per quel che riguarda l’iscrizione al campionato dei club di Serie A. Prima di approfondire quanto stabilito dalla sentenza del TAR, spieghiamo brevemente cosa sia questo “indice di liquidità”, voluto fortemente dal presidente federale Gabriele Gravina per cercare di rendere più “sano” il sistema calcio italiano ed evitare nuovi fallimenti come Parma, Chievo e compagnia. Si tratta sostanzialmente di un parametro con il quale si vuole misurare la capacità di una società di calcio di far fronte agli impegni finanziari a breve termine, nell’arco di 12 mesi. Come si ottiene? Si calcola semplicemente tramite il rapporto tra attività correnti e passività correnti, ovvero la differenza tra quanto entra e quanto esce in un anno, ed è soggetto ai controlli della Covisoc, l’ultimo dei quali si effettua al 31 marzo.
Indice di liquidità: il TAR dà ragione al Collegio del Coni
Ebbene, questo strumento è ora oggetto di una battaglia legale – tra giustizia sportiva e ordinaria – dalla quale la Federcalcio ad oggi ne è uscita delle ossa rotte. L’ultima sentenza avversa è arrivata dal TAR del Lazio, che ha respinto il ricorso della Figc, che a sua volta sperava di cancellare la decisione del Collegio di garanzia del Coni (13 giugno scorso) – ultimo grado di giudizio sportivo – sull’introduzione dell’indicatore come criterio per iscriversi al campionato. Conclusione: almeno per la stagione 2022-2023 e almeno per la Serie A, l’indice di liquidità non rappresenterà un requisito per l’iscrizione al campionato.
Vincono i club di Serie A, dunque, capitanati dal presidente di Lega Lorenzo Casini, ma soprattutto dal patron della Lazio, Claudio Lotito, l’ultimo a ricapitalizzare per consentire alla sua società di adeguarsi al paletto fissato dal Consiglio Federale. Lotito ha atteso fino all’ultimo minuto per versare quei 2 milioni mancanti, che però in realtà non sono più necessari allo stato attuale delle cose.
Vince Lotito, perde Gravina
I giudici del TAR, in pratica, hanno dato ragione ai legali del presidente Gravina solo su una cosa: l’impugnabilità del dispositivo del Collegio di garanzia. Per farla breve, rivolgersi al TAR è stato legittimo, ma lo stesso tribunale non si è potuto esprimere nel merito, anche in riferimento a presunti vizi procedurali, perché non sono state pubblicate le motivazioni del Collegio di Garanzia del Coni. E non è tutto, perché il TAR sottolinea anche che non esiste alcun pericolo per il sistema calcio senza l’indice di liquidità, visto che tutti i club, Lazio per ultima dicevamo, hanno ripianato adeguandosi.
Un’altra vittoria della Lega Serie A è rappresentato dal fatto che la sentenza del Collegio di Garanzia, non cancella il sistema dei controlli nella loro interessa. Solo per il massimo campionato, come sopra, non varrà il parametro dell’indice di liquidità per iscriversi al campionato, mentre le squadre di B e C dovranno adeguarsi ad un indice ancora più restrittivo per ottenere l’ammissione. E considerato che c’è tempo fino alla mezzanotte di oggi, sarà corsa contro il tempo per alcuni club a rischio.
Un altro pasticcio all’italiana
Ancora una volta, insomma, la Figc di Gabriele Gravina fa un buco nell’acqua. Senza tornare sul nuovo disastro Mondiale, per il quale la giustificazione del “non si può cancellare quanto di buono fatto fino a ieri” non ha alcun fondamento, altrimenti si vivrebbe per sempre di rendita, la situazione ora è paradossale. Adesso, infatti, non c’è un criterio per determinare l’iscrizione dei club alla Serie A, né per il presente né per il futuro. Per il prossimo campionato, quantomeno, le società si sono adeguate a prescindere all’indice di liquidità e in teoria non ci dovrebbero essere problemi. Resta, però, l’indice più severe per il mercato, con i club che per fare campagna acquisti dovrebbero versare più soldi di quanto previsto dall’indice per l’iscrizione. Un tipico pasticcio all’italiana.