Le settimane di crisi vissute dalla Juventus tra Empoli e Verona hanno accelerato quello che sembra essere un processo di cambiamento irrevocabile alla Continassa. E ci riferiamo un po’ a tutti gli aspetti della vita sportiva e finanziaria di uno dei club più importanti al mondo (l’unico brand calcistico italiano nella top 100 di Sportico). Da qualunque parte si guardi la situazione si sente il bisogno di aria fresca, che nulla ha a che vedere strettamente con i risultati ottenuti fin qui, prettamente in linea con le richieste della proprietà.
Risultati in linea con gli obiettivi
Dopo la dannata stagione passata, che ha visto la Juve chiudere sul campo al 3° posto, ma privata di oltre 100 milioni tra coppe europee e altri ricavi per un processo sommario (quello vero che si terrà a Roma non è ancora iniziato), si è intrapresa la nuova strada dei risultati associati alla sostenibilità. Un po’ quello che era stato chiesto già a Beppe Marotta al suo arrivo nel 2011. A Cristiano Giuntoli è stata affidata la squadra sportiva con l’obiettivo dichiarato (non da Massimiliano Allegri, bensì dal proprietario John Elkann) di rientrare nei primi quattro posti. E i risultati attuali sono perfettamente in linea con i dettami societari.
Anche se, ad un certo punto, tutti i supporters bianconeri si sono illusi di poter lottare per il titolo contro la corazzata Inter. Del resto, quando sei molto vicino, non puoi non provarci, ma l’esito era scontato e ora sta presentando anche un conto (consentite il gioco di parole) molto salato. Persa la possibilità di giocarsi il tricolore e con una posizione Champions ben salda, la Vecchia Signora sembra essersi sfaldata, sia nella rosa sia nella squadra societaria. Nulla di sorprendente, a mio avviso, considerato che il roster è molto giovane e privo di elementi con tante partite internazionali nelle gambe e nella testa, e di conseguenza è avaro di personalità.
La tregua armata in casa Juve
Quanto al gruppo dirigenziale, qualcosa a giugno si era rotto, ma John Elkann ha dettato la linea di una pace armata, che è diventata nuovamente “guerra civile” alle prime difficoltà (effettivamente fino alla gara con l’Empoli la stagione della Juventus era da considerare anche oltre le attese). Normale, di conseguenza, che il dissenso interno sia tornato a farsi sentire forte. La resa dei conti stavolta non è più rinviabile, ma il quadro potrebbe non vedere solamente due contendenti, bensì una terza parte che, dopo essere entrata in punta di piedi nell’ambiente, si è creata i suoi equilibri.
In definitiva, la situazione potrebbe essere più ingarbugliata di quanto pensassimo per le prossime scelte, ma è chiaro ed evidente che se due correnti su tre sono per il cambiamento, è assai probabile che la svolta ci sia. E magari sarà pure meno dolorosa del previsto, perché lo stesso Max Allegri sembra tutt’altro che convinto appieno del nuovo corso. Seppur nella sostenibilità, il tecnico livornese vorrebbe alzare il tasso tecnico e di esperienza della rosa, mentre le idee dell’area sportiva sembrano quelle degli Alcaraz e i Djalò. Davanti c’è dunque una strada chiusa e le possibilità di compromessi sono ridotte al lumicino. Che si chiami Thiago Motta o che so io, a Torino si sta andando verso il cambiamento, anche se nessuno ad oggi può dire dove porterà la Vecchia Signora.
Può essere un salto nel vuoto, come già successo altre volte, ma allo stesso modo potrebbe essere quella svolta che fa anticipare a sorpresa l’inizio di un nuovo ciclo. È il momento di scelte coraggiose insomma, che devono al solito essere prese senza farsi condizionare dalla piazza. Quella, del resto, è già pronta a condannare a prescindere Giuntoli e gli altri dirigenti se, scegliendo un allenatore emergente, i risultati dovessero continuare a tardare.