L’Italia di Roberto Mancini non era la più forte agli Europei, ma è stata sicuramente la più brava. Ed ha meritato di vincere il torneo. Le narrazioni che sono seguite ad Euro 2020, ci hanno però dato probabilmente una percezione non propriamente corretta di quelle che sono state le prestazioni della nazionale italiana. Attenzione, no si vuole minimamente mettere in dubbio il lavoro svolto dal ct Roberto Mancini né l’impresa di un gruppo straordinario e che ha confermato in campo di avere valori importanti, ma spesso i giudizi sono condizionati dai risultati. Come confermano quelli relativi alle ultime due prestazioni contro Bulgaria e Svizzera.
Questa Italia ha basi solide
Mancini ha sin dal primo giorno infuso fiducia e soprattutto lavorato con il gruppo come se si trattasse di un club e non di una selezione. Questo ha fatto sì che la coesione e la fiducia nei propri mezzi crescessero dopo ogni appuntamento di Coverciano e dopo ogni match. Non si mettono insieme 36 risultati unici consecutivi, traguardo per certi versi leggendario, se non si sono poste basi solide. Ci sono però poi altre componenti che entrano in gioco nelle competizioni e l’Italia è stata brava anche a portare la Dea Bendata dalla propria parte.
Questa Italia, per farla breve, non era una squadra di “globe trotter” prima, ma di certo non è diventata una selezione di calciatori mediocri dopo i due pareggi rimediati contro Bulgaria e Svizzera. Mancini ha sempre saputo di non avere a disposizione una generazione di campioni, ma un mix tra giovani con tanta voglia di spaccare tutto (Barella, Chiesa, tanto per fare solo due nomi) e ottimi calciatori che hanno un bagaglio di esperienza internazionale importante (i vari Chiellini, Bonucci, Jorginho…). Così, da navigato capo cantiere ha piazzato ognuno al proprio posto, mettendolo nelle condizioni di rendere al meglio anche con un certosino lavoro mentale.
Attacco spuntato, ma non da oggi
In attacco, purtroppo, il ct ha potuto ben poco, perché è stato chiaro fin dall’inizio di questo ciclo, che una delle criticità della nazionale italiana fosse proprio il centravanti. Ciro Immobile è un attaccante molto bravo ad andare in profondità quando la squadra ha molti metri davanti, ma quando c’è da costruire e partecipare ad una manovra che parte dal basso fa fatica. Le capacità del centravanti della Lazio non sono in discussione, ma se in Spagna, Germania e con la nazionale abbia delle difficoltà qualche domanda ce la si deve porre.
Non ne avremo mai la controprova, ma con un finalizzatore d’area di rigore (Kane o Giroud, giusto per fare dei nomi), probabilmente questa Italia avrebbe fatto sicuramente meno fatica agli Europei. E probabilmente avrebbe ottenuto di più dalle ultime due gare di qualificazione ai Mondiali di Qatar 2022. Il panorama italico, al netto del giovane Kean, al momento non è che offra chissà cosa, ragion per cui è da mettere in conto che si possono vincere due gare agli Europei ai calci di rigore, ma le si possono anche perdere. La narrazione post Euro 2020 è quella di un’Italia che ha dominato in lungo e in largo, ma lo ha spiegato chiaramente lo stesso Mancini al termine della gara con la Spagna: a calcio si attacca e ci si difende, non si vince solo in un modo. E soprattutto quando hai delle lacune, devi essere più luci degli avversari nelle situazione e avere anche un po’ di fortuna. Esattamente quello che è mancato nelle ultime due uscite. Fare drammi non servirebbe a nulla, ma prendendo semplicemente atto della realtà, si può guardare avanti con fiducia, perché questo ciclo della nazionale italiana sa e può vincere ancora.