L’Italia riparte con una vittoria, seppur in una gara totalmente inutile con la Turchia. Un segnale che era importante dare, ma che non ci deve ora far commettere gli stessi errori fatti dopo la conquista dell’Europeo. E i segnali, purtroppo, non sono incoraggianti. Partiamo però da lontano, da quell’evento straordinario e difficilmente ripetibile che è stata la vittoria degli ultimi Europei da parte della nazionale italiana. Un gruppo granitico per certi versi, costruito da Roberto Mancini e il suo staff sul campo prima e lontano dal terreno di gioco poi. In una competizione racchiusa in 30 giorni quel gruppo è stato il più bravo di tutti, anche se non era sulla carta il più forte. La vittoria della rassegna continentale è stata dunque meritata, ma ci è stata raccontata male, creando false illusioni, le stesse che ora qualcuno sta alimentando dopo l’inutile vittoria di ieri.
Italia: dalla rinascita al baratro in pochi mesi
Per mesi abbiamo sentito vari tromboni parlare di un calcio italiano rinato grazie ad un gioco europeo, spumeggiante, propositivo e in grado di esaltare i nostri talenti. Gli stessi che, però, dopo la sconfitta contro la Macedonia del Nord, hanno parlato di un calcio italiano in profonda crisi, dalla quale sarà difficile ripartire. Niente, non riusciamo proprio ad avere equilibrio. Siamo nemici dell’equilibrio e per questo motivo ci esaltiamo per nulla e allo stesso modo ci abbattiamo alla minima difficoltà. L’Italia ha vinto gli Europei anche perché ha superato un turno ai supplementari soffrendo tanto contro l’Austria e due ai calci di rigore, in cui la componente fortuna gioca un ruolo importante. E ricordiamolo, la sorte dà e toglie, quindi inutile recriminare per i due rigori sbagliati da Jorginho nel girone di qualificazione ai Mondiali.
Un girone nel quale l’Italia ha pareggiato 4 partite su 8. L’aver pensato di essere realmente i più forti d’Europa e portatori sani di un calcio spettacolare, che avrebbe fatto rinascere anche tutto il movimento calcistico nostrano, ha fatto perdere a molti il contatto con la realtà. Basta vedere le figuracce delle nostre nelle coppe europee. La nazionale italiana non ha meritato di andare al Mondiale e non ci andrà, ma la partita contro la Macedonia è stato solo l’ultimo atto di un cammino a mio avviso disastroso, in cui si è pareggiato in casa contro la Bulgaria (1-1), in trasferta contro l’Irlanda del Nord (0-0) e due volte contro la Svizzera di cui si è fatto un sol boccone agli Europei.
Una mancata qualificazione strameritata
C’è stato un mix di appagamento e presunzione in questo cammino, che giustamente l’Italia ha pagato, assieme al fatto di non essere riusciti a produrre nulla di nuovo in questi 8 mesi. Ora, ovviamente, è partita la caccia al colpevole: ai club che non danno abbastanza spazio alla nazionale (come se negli altri Paesi fosse diverso) e che non fanno giocare i giovani. Sì, perché c’è questa convinzione che in giro ci siano i nuovi Del Piero, Totti, Nesta, Cannavaro, Pirlo e compagnia, ma siamo così pazzi da non volerli far giocare. Che si debba lavorare meglio sui settori giovanili è un dato di fatto, ma da qui a dire che oggi abbiamo a disposizione i talenti per distruggere tutti, ma siamo dei completi fessacchiotti anche no. Del resto, lo stesso Mancini ieri sera è stato chiaro: “Non nascono più attaccanti. Raspadori e Scamacca al momento sono gli unici due giovani che abbiamo: speriamo che ne vengano fuori altri”. Insomma, non è che abbiamo attaccanti forti e non li facciamo giocare, non ce ne sono.
Non bisogna alimentare nuove false illusioni
Ora, l’errore che non dobbiamo fare è quello di caricare questi pochi nuovi buoni che abbiamo di responsabilità che vanno oltre le loro qualità attuali. Dobbiamo saperli aspettare e farli crescere. Se il buon giorno si vede dal mattino, siamo partiti proprio male: sento di Raspadori che sarebbe già diventato il nuovo Tevez o che contro la Macedonia sarebbe bastato mettere in campo la formazione di ieri sera per andare ai Mondiali. A parte che poi ci sarebbe stato da battere il Portogallo, queste convinzioni prive di fondamento sono proprio quelle che creano false aspettative. Chi si lancia queste iperboli non vuole il bene del calcio italiano.