L’Italia di Mancini affronterà i playoff per il mondiale senza il suo attaccante più pericoloso.
Ecco le strategie alternative.
La paura non è solo bianca e nera. Stavolta ha tutti i colori che addobbano il tifo italiano, riguarda tutte le bandiere. Il crac di Federico Chiesa nel mezzo di Roma Juventus non azzoppa solo la Juve che insegue una complicata qualificazione in Champions League, gambizza anche la nazionale di Mancini, che a marzo dovrò vincere due partite consecutive per garantirsi la partecipazione al mondiale.
Certo, non sarebbe bastato Chiesa a rendere facile l’impresa, ma in queste sfide imbottite di tensione e di tatticismo, dove serve la giocata o il lampo prodotto da un giocatore, le scosse elettriche prodotte dall’ala della Juventus potevano rappresentare il migliore passepartout per il ritorno ai campionati del mondo, dopo oltre 8 anni di attesa.
Roberto Mancini come sempre non si lamenta. Magari impreca, ma di nascosto, offrendo al pubblico la sua espressione migliore e sparpagliando ottimismo in vista degli spareggi. “Noi, al mondiale andremo comunque”. Ma la carte di riserva la starà certamente cercando.
Non si tratta di coprire il ruolo, anzi. Di ali destre la nazionale ne ha sfoggiate due, diversamente formidabili, per vincere l’Europeo. Al via ha giocato Berardi, eccellente regista offensivo che parte da destra per collegare i reparti, buttandosi in mezzo. Ma entrati nel vivo, Mimmo ha lasciato il posto a Federico Chiesa, il defibrillatore della squadra, il produttore di elettricità che riavvia il motore quando sembra perdere colpi. Ecco, uno così, adesso Mancini se lo deve cercare. Sebbene Berardi sia stato fenomenale e costante per tutto il girone di andata del campionato, con il Sassuolo.
Berardi a destra e Insigne a sinistra per un 433 che Mancini ha già detto di non voler accantonare sebbene qualche incognita se la porti dietro: si sa che Immobile sarebbe sfruttato meglio se non dovesse giocare spalle alla porta, e c’è il dubbio che Insigne atterri ai play off con l’ansia di chi deve dimostrarsi indispensabile, prima di spostarsi nel calcio canadese, meno allenante e in ogni caso meno monitorato da osservatori e media italiani.
“Il 433 è il sistema di gioco più aderente a questi azzurri”, insiste Mancini. E non pensa certo di modificare il gruppo consolidato a un passo dagli spareggi.
Chiesa è stato utilizzato da Mancini 36 volte (solo Bonucci e Jorginho di più), di cui 24 dal primo minuto. Molto spesso ha giocato a destra, ma dieci volte è anche partito da ala sinistra, regalando alla nazionale anche un diverso modo di attaccare, dall’inizio o anche in corso d’opera. Per cui servono alternative affidabili, alle spalle di Berardi e Insigne, per tutte e due le fasce.
Bernardeschi, ovviamente. Lui c’era già durante gli Europei ed è stato utilizzato spesso, sia di qua che di là, per la sua adattabilità e per le garanzie che regala a livello tattico. Un jolly, il classico amico a cui lasci le chiavi di casa se hai bisogna di un guardiano che ti faccia sentire al sicuro. Ma se cerchi uno che ti spacchi una partita bloccata, che indirizzi uno spareggio che cammina sul filo, allora devi pescare anche qualcos’altro.
Zaniolo, per esuberanza e forza fisica, è l’unico che in qualche modo riproponga il modo di interpretare di Federico. Muscoli e strappi anche partendo dalla fascia. Potenzialmente rappresenta il sostituto migliore, se non fosse che finora, in campionato, in 17 partite ha offerto solo un gol e un assist. E contro il Portogallo (o la Turchia), servirà esclusivamente concretezza.
Politano, sempre mancino e sempre partendo da destra, è la candidatura alternativa. Rafforzata però da anni di lavoro, tra Sassuolo e Napoli, mandati a memoria nel 433. Continuità e conclusione letale, rientrando al centro per caricare il sinistro. Col Napoli spesso fa gol quando utilizzato nella parte calda della partita, insomma a mezzo servizio: strategicamente può diventare una chiave.
Lorenzo Pellegrini, a sorpresa, può diventare la carta di lusso per rilanciare sull’altra fascia, a sinistra. E’ decisamente il miglior giocatore proposto dalla Roma quest’anno, e se la nazionale utilizzasse il trequartista, nessuno potrebbe privarlo della maglia da titolare. Un infortunio lo ha privato dell’Europeo, mentre il sistema di gioco non ha facilitato il suo inserimento nell’undici abituale. Ma con Mancini è già stato utilizzato e proprio nel tridente. Ecco, lui può diventare la spezia che dia nuovo sapore alla squadra per il mondiale.
Prima dell’Europeo, hanno giocato sulle due corsie anche Kean (che ha segnato due gol), Grifo, El Shaarawy e perfino Raspadori, inserito poi nel gruppo campione d’Europa a svantaggio degli altri. E Mancini non dimentica nessuno: ma di certo loro partono con l’handicap. Semmai Raspadori, che si trova meglio al centro anche quando gioca a Sassuolo, può tornare buono come prima punta, un po’ come il compagno in neroverde Scamacca. Ma questa è un’altra storia. Intanto, senza Chiesa, troviamo qualcos’altro che ci consenta di mantenere fede. Mancini giura di non averla mai persa. Ma se il C.T., per primo, individuasse un punto di riferimento, un risolutore se non un leader, credere diventerebbe più facile.