La Juventus, seppur “a tavolino”, nella giornata di ieri ha detto definitivamente addio alla prossima edizione della Champions League. È stata una giornata campale per il popolo bianconero, che prima di assistere alla sconfitta contro il Milan, la seconda di fila in campionato, la terza di seguito se si considera anche il KO di Europa League a Siviglia, ha dovuto anche mandare giù il boccone amaro dell’intervista rilasciata dal CFO Francesco Calvo. “Siamo chiari, riteniamo di essere puniti ingiustamente, non c’è proporzione. I processi iniziati accusati violare un articolo e poi condannati con un altro. È acqua passata, ormai è definitiva, siamo concentrati sul campo”, le dichiarazioni rilasciate a DAZN.
Perché la Juventus non farà altri ricorsi
Lette così, effettivamente, si tratta di parole che pesano come macigni sull’animo di tifosi che in questi mesi durissimi si sono spesi tanto per difendere la Vecchia Signora. “Acqua passata” e quel “definitiva” riferito alla sentenza del -10 inflitto dalla Corte Federale d’Appello non sono sicuramente una grande comunicazione, in un momento così delicato. Sicuramente, anche il diretto interessato si sarà pentito in seguito di aver usato determinati termini, se non addirittura di essersi presentato davanti ai microfono delle televisioni. L’intervista, però, potrebbe essere letta diversamente alla luce della verità processuale sportiva. Come sottolineato da esperti come l’avvocato Giorgio Spallone, le osservazioni del Collegio di Garanzia del Coni sono state tutte rispettate dai giudici, ragion per cui tornare a quell’organismo porterebbe con ogni probabilità ad un ricorso dichiarato inammissibile.
Rimarrebbe la giustizia ordinaria, alla quale però la Juventus non ha alcuna intenzione di ricorrere (gli ex tesserati, Arrivabene in primis, invece lo faranno), probabilmente perché il lavoro politico sotto traccia ha portato ad un risultato di cui sapremo nelle prossime settimane. Se davvero il “progetto” iniziale era quello di rimandare la Juve in Serie B, uscirne con una stagione senza coppe europee (Uefa permettendo) è ritenuto evidentemente un male minore. Seppur con un danno compreso tra 100 e 140 milioni di euro, chiudendo la partita in questa stagione (patteggiando sugli stipendi nella giornata di domani) consentirebbe alla Vecchia Signora di ripartire il prossimo anno senza penalizzazioni in punti, giocandosi solo il campionato con l’obiettivo intanto di entrare tra le prime quattro.
Un quadro che sicuramente non soddisferà la piazza, che ricordandosi quel “ci difenderemo in tutte le sedi“, auspica da tempo un ricorso alla giustizia ordinaria da parte della proprietà bianconera, ma purtroppo non c’è questo sentore. Anzi, c’è la volontà di mettersi questa nuova vicenda alle spalle e poco importa se un domani, magari, il processo ordinario si concluderà con un nulla di fatto: il danno ormai è fatto. La proprietà della Juventus evidentemente vuole trasformare il disagio in un’opportunità, invertendo la rotta rispetto ad una gestione che negli ultimi anni aveva perso di mira l’oculatezza finanziaria, senza che alle spese corrispondessero risultati a livello internazionale.
Il nuovo dello sostenibile
Il nuovo modello di Juve dovrà essere sostenibile ed è per questo che è stato scelto Cristiano Giuntoli per il rilancio. Il dirigente, che ha già dimostrato le sue capacità con i miracoli di Carpi e Napoli, sarà chiamato a ricostruire la squadra andando a scovare sul mercato quelli che saranno i campioni del futuro. Ci sarà quasi certamente qualche sacrificato, visto che a livello finanziario bisognerà lavorare molto di autogestione, ma si proseguirà anche con la promozione dei giovani provenienti da Primavera e NextGen. A tal proposito, si attendono novità dalla guida tecnica: al di là delle dichiarazioni di facciata, Allegri non è così saldo sulla panchina della Juventus. Calvo, che è ormai l’estensione in dirigenza di Elkann, dopo aver scelto il nuovo ds spingerebbe anche per un allenatore giovane, ma non proprio inesperto (Tudor sarebbe perfetto per questo identikit), per un cambio di rotta in termini di gioco, corsa e infortuni. Insomma, la Juve vuole recuperare il suo dna storico della squadra che non muore mai, dopo essere stata nuovamente vicina al baratro, come nel 2006.