La Juventus non va oltre il pari in rimonta in quel di Cagliari eguagliando un record negativo che reggeva dalla gestione di Alberto Zaccheroni: 6 partite esterne senza successo per i bianconeri. Per citare un’altra statistica negativa, la Juve ha raccolto solo 18 punti sui 39 disponibili nelle 13 partite del girone di ritorno fin qui giocate. È il record negativo nell’era dei 3 punti (Serie A a 20 squadre), a pari merito sempre con la Juve allenata da Zaccheroni da febbraio in poi nella stagione 2009-2010.
Nonostante il dato relativo al possesso palla, che al triplice fischio finale recita 73% in favore della Juventus e 27% per il Cagliari, i bianconeri sono parsi assai confusionari e per nulla solidi. Insomma, in questa ultima parte di stagione, non si vede nemmeno quello che era uno dei pregi assoluti della formazione allenata da Massimiliano Allegri nella prima parte dell’anno sportivo. Qualunque avversario si infila nelle maglie della Vecchia Signora come nel burro e in questo senso è emblematica soprattutto l’azione da cui scaturisce il secondo rigore in favore dei sardi.
Cagliari-Juventus: Weah e Alcaraz deludenti dal 1′
Nel primo tempo la squadra di Ranieri è sempre arrivata prima della Juve sulla palla, ma anche in quelle occasioni in cui i piemontesi si trovavano a poter gestire, hanno commesso una serie infinita di errori. Soprattutto Rabiot e Locatelli, sono stati capaci di restituire costantemente palla agli avversari dopo ogni recupero. Le scelte di Weah e Alcaraz dal primo minuto, si sono rivelate entrambe tutt’altro che azzeccate, a conferma ancora una volta che il mercato di questa stagione, tra estate e inverno, non ha letteralmente aggiunto nulla al contesto che già Allegri aveva a disposizione.
Una situazione che però non giustifica la pochezza di idee di questa Juventus, che nella ripresa è riuscita ad agguantare il pari praticamente con quattro attaccanti in campo e con tanto furore agonistico, ma zero raziocinio. C’è stata, dunque, una sorta di reazione di nervi che ha portato prima ad accorciare le distanze con una grande punizione di Vlahovic e poi al pareggio su autorete di Dossena. I bianconeri possono recriminare per un rigore che ci poteva stare per gomitata nei primi minuti su Alcaraz (2 punti di sutura alla testa per l’argentino, costretto a lasciare il campo nell’intervallo), ma francamente è troppo poco per poter parlare di una gara in cui i bianconeri avrebbero potuto raccogliere di più.
L’impressione definitiva che si ricava da questa partita è quella di una squadra che ha ben poco da dire ormai a questa stagione, nonostante tra pochi giorni ci sia una semifinale di ritorno di Coppa Italia contro la Lazio all’Olimpico. Probabilmente, la possibilità di arrivare in Champions League anche tramite il 5° posto ha fatto scemare le poche motivazioni che a questo gruppo erano rimaste dopo la settimana diabolica tra Empoli e Inter, ma non è assolutamente tollerabile quando indossi la maglia della Vecchia Signora.
Juve: l’ambiente ha bisogno di uno shock
Si percepisce una sorta di “stanca” da parte dello spogliatoio, dell’allenatore e di tutto l’ambiente in generale. Qualcosa si è appiattito e senza un effetto shock difficilmente la rotta si invertirà. A fine stagione servirà aria fresca in ogni ambito della gestione di questa squadra, però dobbiamo essere intellettualmente onesti: se, giustamente, si chiede un cambio di guida tecnica, perché è l’origine di tutti i mali e con un altro allenatore la Juve avrebbe lottato per lo scudetto, contestualmente non si può chiedere una rivoluzione della rosa. È chiaro che tutto non si potrà ottenere in una sola sessione di mercato, ma da qualche parte bisognerà pur iniziare se davvero il prossimo, come dice il patron John Elkann, sarà il nuovo anno zero della Juventus.