In attesa delle partite della concorrenza (la Lazio deve giocare, la Fiorentina ha al momento due partite in meno), la Juventus dopo 15 giornate di campionato è sesta in classifica a -7 dalla vetta e con 9 pareggi in 15 partite (11 segni X se si allarga lo score alla Champions League). I bianconeri sono l’unica formazione imbattuta della Serie A ma è un’imbattibilità fine a sé stessa poiché davanti la Vecchia Signora si trova compagini che hanno perso anche più partite, ma avendo vinto di più inevitabilmente rendono inutili i pareggi dei piemontesi. Avevo detto che avrei atteso almeno metà novembre/dicembre per fare un primo bilancio della stagione e ad oggi il bicchiere è indubbiamente mezzo vuoto.
Dal caos organizzato alla confusione
Quel caos organizzato delle prime giornate si è trasformato in tanta confusione tattica negli ultimi tempi. La Juve non ha un canovaccio vero e proprio, se non un possesso sterile nella speranza che a forza di palleggiare prima o poi venga fuori qualcosa. La squadra è fin troppo scolastica e non ha un piano B quando gli avversari fanno molta densità nella propria metà campo. Che ci sia o non ci sia una punta di ruolo, cambia quasi nulla poiché di occasioni da gol se ne creano col contagocce. Non è un caso, infatti, che il meglio di sé questa squadra lo dà quando saltano tutti gli schemi e deve reagire di pancia a uno schiaffone subito, oppure quando la palla finisce tra i piedi dei giocatori più tecnici che si inventano qualcosa con le loro qualità (Conceicao su tutti).
E contro il Bologna è andata a farsi benedire anche quella solidità difensiva che i bianconeri sembravano aver ritrovato dopo qualche settimana di sbandamento seguita all’infortunio di Bremer. L’assenza del brasiliano, così come le altre assenze per infortunio verificatesi nel corso delle settimane, ovviamente non hanno aiutato Thiago Motta nel suo lavoro, ma come sottolineato da Mbangula nel post partita col Bologna, questa Juventus a prescindere è superiore agli avversari e avrebbe dovuto fare punteggio pieno. È fin troppo evidente che si tratti di una formazione assai giovane e priva di esperienza, ma chi lo fa notare adesso, sorvolava su questo aspetto quando c’erano in dirigenza e nello staff tecnico altre persone.
Motta nervoso, ma ora deve trovare le soluzioni
Al solito, si tratta delle solite narrazioni per le quali ciascuno porta l’acqua al proprio mulino, ma poi c’è la realtà dei fatti. Koopmeiners, al primo gol in maglia bianconera, è stato molto lucido al termine del match riacciuffato per i capelli contro gli uomini di Vincenzo Italiano: le partite durano 90 minuti, non si può giocare bene solo per 20 minuti. Anche dall’interno, dunque, si percepisce un’inadeguatezza rispetto a quelli che sono i valori della Juventus. E Thiago Motta, al di là dei sorrisi in interviste e conferenza stampa, comincia ad avvertire la pressione. Lo si è visto chiaramente anche contro il Bologna, in cui è parso nervoso sin dai primi minuti e redarguito dalla squadra arbitrale fino all’espulsione del secondo tempo. anche di fronte a eventuali torti arbitrali, lo stile sabaudo vuole che si guardi avanti senza accampare scuse, ma il tecnico italo-brasiliano ha perso un po’ di lucidità. Una lucidità che deve riacquistare subito per garantire alla Juve la qualificazione alla prossima Champions League, obiettivo primario e imprescindibile, pena l’azzeramento del progetto dopo una sola stagione.