Contro il Milan la Juventus ha raccolto il pareggio numero 18 nell’anno solare 2024. Superato così il record che resisteva dal 1956, ma non è questo il dato che interessa in questo momento alla squadra allenata da Thiago Motta. I bianconeri sono al momento sesti in classifica con 6 vittorie e 7 pareggi dopo 13 giornate. Ancora imbattuti, i piemontesi sono ancora attaccati al treno Champions League, anche se la concorrenza deve ancora giocare e indubbiamente la coperta a disposizione del tecnico italo-brasiliano è corta.
Personalmente non mi aspettavo mari e monti da questa stagione, poiché quando si cambia progetto tecnico, si azzerano gli staff, si cambiano 2/3 della rosa e si hanno tanti infortuni esattamente come le stagioni precedenti, il bicchiere è mezzo pieno. Nessuno ha chiesto a Motta di vincere, bensì di provare a vincere, confermando la qualificazione alla prossima edizione della Champions League, competizione che consente di incassare quei soldi indispensabili al club torinese per proseguire sulla via della sostenibilità. La classifica è attualmente molto corta, al di là della posizione occupata, ragion per cui la Juve è perfettamente in linea con i programmi.
La Juventus è solida ma…
Poi, ovviamente, si può e si deve entrare nel merito della prestazione del Meazza, che è stata di grande solidità, anche se di poca propensione offensiva. Nonostante l’assenza di Bremer oggi la Juventus è tornata a difendere molto bene, concedendo pochissimo agli avversari dopo un breve periodo nel quale i bianconeri sono parsi in balìa delle onde. Come ripete ciclicamente Thiago Motta, difendere bene costituisce le fondamenta per creare qualcosa di vincente in un futuro si spera prossimo.
L’attaccante non è lo spazio
Quanto alla produzione offensiva, siamo sostanzialmente in linea e non avere nemmeno un centravanti di ruolo, di certo non aiuta. Sebbene Vlahovic non sia in un periodo particolarmente florido, il serbo un difensore quantomeno lo impegna, mentre giocare con lo “spazio” in qualità di terminale offensivo, non ha fin qui portato alcun giovamento. Dopo aver provato Weah, Gonzalez, Adzic, Yildiz e Mbangula, Thiago Motta ha testato a rotazione Koopmeiners e McKennie, nel finale addirittura Fagioli. A parte qualche movimento interessante dell’americano, che in passato ha fatto anche quel ruolo, onestamente si è vista pochissima roba.
Koopmeiners dove sei?
Lo sviluppo offensivo della manovra, dunque, rimane il tallone d’achille, l’aspetto di questa Juventus su cui Motta e il suo staff devono ancora lavorare tanto, in attesa di eventuali rinforzi che comunque non arriveranno a breve (Milik ne avrà ancora per qualche settimana e prima del mercato di riparazione ci sono tante partite da giocare). La delusione, purtroppo, continua ad essere Koopmeiners: dall’olandese ex Atalanta ci si attendeva un processo di crescita che ancora oggi non si è visto e contro il Milan è sembrato anche in debito di ossigeno. L’orange è l’elemento più fortemente voluto dal nuovo tecnico della Juventus e a sprazzi ha dimostrato di poter far giocare meglio questa squadra, ma il suo interruttore non può accendersi così raramente. È il regista avanzato della Signora, quello che deve mandare in porta gli avanti e andare egli stesso in gol. I numeri al momento sono impietosi, ma non si può fare altro che attenderlo.