C’è indubbiamente delusione alla Juventus al termine della partita pareggiata in casa contro il Cagliari per 1-1 nel lunch match di domenica. Si tratta del terzo pari consecutivo in casa nel campionato di Serie a 2024-2025, con i bianconeri che nella lega nazionale non segnano su azione dal 19 agosto. È soprattutto questo il dato preoccupante che rappresenta una sorta di costante in questo inizio di stagione della Vecchia Signora: se la gara non si sblocca con un episodio, la squadra fatica a trovare la via della rete. La novità del match contro i sardi è che una volta apertasi la gara, Vlahovic e soci non sono stati in grado di chiuderla.
Juve-Cagliari: errore imperdonabile di Vlahovic
L’errore più clamoroso sull’1-0 lo ha commesso indubbiamente il serbo, che dopo la doppietta di Champions League ha siglato il vantaggio su calcio di rigore, ma ha poi fallito clamorosamente un’occasione a tu per tu con Scuffet. Ma ci sono anche altre occasioni che meriterebbero un approfondimento, su tutte due conclusioni di Koopmeiners del primo tempo, con l’olandese che avrebbe indubbiamente potuto fare meglio, anche se rispetto all’inizio di campionato sembra essere più spigliato e presente nel gioco.
Non è ovviamente la prima volta che una squadra che fa oltre il 75% di possesso palla non porta a casa i tre punti, perché, come dice l’amico Guido Tolomei, se vuoi essere “sbilanciatamente bello”, che non significa sbilanciato, bensì “ricercatamente bello”, devi essere anche maledettamente cinico. Bisogna farei gol perché alla fine per vincere sono quelli che contano e indubbiamente in questo momento storico le marcature rappresentano il limite maggiore per quella che è la produzione della Juventus. Che rispetto alle recenti gare di campionato ha forse concesso anche qualche ripartenza di troppo al Cagliari (persino un palo nel finale). Ci sta quando vuoi fortemente provare sempre a vincere, ma a volte ti va bene, come a Lipsia, altre volte male. Soprattutto se hai appena perso il tuo difensore più forte nelle transizioni negative, ovvero quello in grado di riaggredire meglio e vincere i duelli.
Francamente vedo poco da rimproverare a Thiago Motta, se non che a un certo punto, dopo 15 minuti del secondo tempo avrei sostituito un ormai spento Mbangula con Yildiz. La Juve aveva la necessità di gestire meglio il possesso in uscita, proprio per non prestare il fianco alle transizioni positive del Cagliari e il turco con la sua qualità avrebbe sicuramente aiutato. È invece entrato quando la gara era difficilmente raddrizzabile. Concludendo, la Juventus ha lasciato per strada altri due punti vitali in casa per demeriti proprio e bravura del Cagliari, ma i risultati sono perfettamente in linea con il piano industriale e gli obiettivi stagionali.
Un metro arbitrale “astruso”
Una questione a parte, invece, merita l’arbitraggio, posto che chi scrive mai cercherà alibi nelle decisioni dei fischietti. Quello chiedo è di capire come viene interpretato il regolamento e quale sia il metro, perché realmente continuo a capirci molto poco. A partire dalla gestione dei falli e dei cartellini, che mi è parsa assolutamente sbilanciata: il direttore di gara di Juve-Cagliari non ha ammonito per falli che hanno bloccato ripartenze e azioni importanti dei bianconeri, per poi tirare fuori i cartellini alla prima occasione nei confronti degli uomini di Motta. Sui due calci di rigore non mi pare ci siano dubbi, da regolamento c’erano entrambi, mentre è incomprensibile il secondo giallo a Conceicao, che viene sbilanciato leggermente dal difensore avversario e finisce a terra. Non è calcio di rigore? Mi può stare bene, ma non è nemmeno giallo per simulazione. Devo inoltre far notare che in casi analoghi, per tocchi leggerissimi sulla spalla (in epoca VAR ci sono precedenti su Lautaro, Mertens e Callejon) si sono dati calci di rigore. Qual è l’interpretazione corretta? C’è verso di uniformare le decisioni?