Un altro pareggio, un’altra rimonta subita. La stagione della Juventus volge al termine esattamente con la piega che ha preso dopo poche settimane che avevano illuso un po’ tutti. E oggi, colui il quale ha costruito questa squadra rivoluzionandone la rosa con 16 acquisti e 19 cessioni, ci dice che qualificarsi in Champions “darebbe prestigio”. Darebbe, non è più nemmeno un imperativo, come a dire: se ci andiamo bene, altrimenti pazienza.
L’impressione è che la Juventus in questa stagione, anziché essersi riavvicinata alle squadre più forti d’Italia e d’Europa, se ne sia ulteriormente allontanata ed oggi è inutile piangersi addosso. C’è da rimboccarsi le maniche e fare in modo che gli errori degli ultimi anni, aumentati però in quest’ultima annata, siano da monito per il futuro prossimo. Mentre le altre concorrenti fanno passi avanti e pongono delle basi, infatti, la Vecchia Signora sembra prossima a un nuovo anno zero, l’ennesimo della storia recente.
Servono i giovani a prescindere? Una leggenda metropolitana
Davanti ci sono le tre squadre con l’età media in campo più alta, Napoli, Inter e Atalanta, con i nerazzurri milanesi che si giocheranno anche una finale di Champions League, la seconda in 3 anni. Esattamente come avveniva alla Juventus di Marotta, che costruiva le squadre con un’età media alta, ma con il giusto mix tra giovani e calciatori esperti, con un bagaglio internazionale importante. A mano a mano che negli anni Madama ha ringiovanito, si è sempre più allontanata dagli obiettivi. Un caso, ma anche no: se non hai i vari Haaland, Yamal e compagnia, cercare la gioventù a tutti i costi non fa altro che abbassare il tasso di mentalità del gruppo, quello che manca oggi alla Juve.
Non è un caso che la squadra di Gasperini, che era partita con un progetto giovane, oggi sia una delle rose più vecchie del campionato: se non avesse consolidato negli anni, ma avesse ogni stagione sostituito gli elementi più esperti con dei ragazzini, con ogni probabilità non avrebbe trovato la continuità di risultati che la fanno stare ormai stabilmente tra le prime della Serie A. Insomma, non è una questione di età, bensì di bravura, in ogni sport, in ogni aspetto della vita su questa Terra.
La grinta di Tudor non basta a questa Juve
Anche contro la Lazio, la Juventus ha dimostrato un buono spirito di sacrifico e un’attitudine alla sofferenza incredibile, una costante da quando c’è in panchina Igor Tudor. Ma per l’ennesima volta in stagione la squadra ha commesso ingenuità, nella gestione del vantaggio, nel contegno delle energie nervose nei momenti topici della partita e di fronte a provocazioni degli avversari. E nell’attenzione sulle palle alte, uno dei punti deboli della squadra, che invece fino all’anno scorso, aveva nei calci da fermo offensivi e difensivi uno dei punti di forza.
Il nuovo progetto è nato morto e nonostante questo campionato del “ciapa no” abbia abbassato quota scudetto e quota Champions League, il rischio è che per la Juve si chiuda con i rimpianti per i tanti bonus concessi dalla concorrenza e non sfruttati. E sarebbe peggio della stagione 2023-2024, in cui la coppa dalle grandi orecchie la Signora non l’ha giocata per una decisione a tavolino di FIGC e UEFA.