Dopo la vittoria contro il Milan ci si attendeva un altro passo in avanti da parte della Juventus in Champions League contro il Bruges, invece è arrivato un altro pareggio, il 15° totale della prima stagione di Thiago Motta alla guida della Vecchia Signora. Insomma, come il gambero che si ritrae e fa un passo indietro di fronte gli ostacoli, Madama si è fermata davanti all’ennesimo avversario che, dice il tecnico italo-brasiliano, “si è difeso molto bene, con un uomo in più nel reparto arretrato”.
Una stagione da gambero
Non è la prima volta in stagione che dopo un paio di partite positive la Juve si ferma nuovamente e l’incapacità di vincere tre partite di fila è tipica delle squadre che non sono ancora “grandi”. Bene la qualificazione ai playoff di Champions, ma il processo di crescita di questa squadra non riesce a trovare continuità e non può essere una scusante la storia degli avversari che contro i bianconeri si difendono. Storicamente, la maggior parte delle squadre che affrontano la Signora tende a concedere poco, proprio perché affronta… la Juventus. E nello specifico della gara contro il Bruges, inoltre, non c’è più nemmeno la scusante della rosa corta.
Mbangula il migliore, ma sostituto
Il tecnico dei piemontesi ha avuto a disposizione, a parte il lungodegente Milik e del nuovo acquisto Kolo Muani, che comunque non poteva essere utilizzato da regolamento, tutti gli altri effettivi del reparto offensivo. E rimangono anche ei dubbi sul loro utilizzo. Il migliore è stato, a detta dello stesso Motta, Mbangula, che però è stato sostituito dopo 60 minuti assieme a Weah. Possibile che il tecnico italo-brasiliano abbia pensato anche al Napoli, ma probabilmente sarebbe stato un segnale più incisivo per questa partita se Yildiz fosse entrato al posto di Koopmeniers.
Una Juve più equilibrata ma…
L’olandese si è distinto solamente per un tiro molto alto dalla distanza e un colpo di testa ravvicinato con il quale poteva sicuramente fare qualcosa in più. Per il resto, diversi appoggi sbagliati e il solito vagare senza senso per le terre. Meglio di lui, a mio avviso ha fatto Douglas Luiz, che seppur a ritmi compassati, è in grado di tirare fuori giocate di qualità in qualsiasi momento. Ancora una volta bene Locatelli, in questa nuova duplice veste di regista di centrocampo e difensivo: per dare equilibrio alla squadra, il capitano della Juventus si abbassa spesso in mezzo a Gatti e Kalulu e onestamente la cosa funziona.
Nelle ultime uscite la Juve è parsa meno vulnerabile (col Bruges si è rischiato solo due volte per altrettanti errori in fase di impostazione), ma purtroppo sviluppo e finalizzazione continuano a essere lacunose. Sicuramente il mercato potrà dare una mano, ma solitamente tra gennaio e febbraio le squadre sono ormai definite dal punto di vista caratteriale e della proposta di gioco, ragion per cui ci vorrà un miracolo per scendere finalmente dalle montagne russe e imbeccare la via della continuità. Fondamentale, ovviamente, sarà non vendere qualche pezzo pregiato proprio ora (sabato c’è il Napoli), perché alcuni bianconeri fanno gola e di fronte a certe offerte Giuntoli potrebbe vacillare…