Il successo degli europei, non solo per l’Italia campione, invitano alla riflessione: Mondiali ogni due anni e play off nei campionati?
Riforme interessanti ma anche pericolose.
SecondoDeg, conservare è meglio
Il successo di pubblico degli Europei di calcio ha rilanciato il fascino dei tornei a eliminazione diretta.
C’è più pathos, questo è indubbio. E le partite da dentro o fuori non possono mai essere prive di interesse. Questo, in effetti, dicono tutte le ricerche di mercato, ed è un dato preciso: le partite che vengono come uno spareggio esaltano
La FIFA ci riflette da qualche tempo, e sta pensando di ridurre l intervallo tra un evento internazionale e l’altro: in pratica, non più i mondiali e gli europei ogni quattro anni, ma ogni due. E quindi, in soldoni, i campionati mondiali negli anni pari, e gli europei in quelli dispari.
D’impatto, la sensazione è di una FIGATA assoluta. Eppure io qualche dubbio ce l’ho.
Intanto l’affollamento dei calendari renderebbe impossibile, con le regole attuali, la disputa dei gironi di qualificazione, nella stagione precedente, per l’accesso alla fase finale. Bisognerebbe snellire all’osso il quadro dei partecipanti, mandare direttamente alla finale le più forti (esempio finaliste e semifinaliste edizione precedente) abolire completamente le amichevoli. E comunque incastrare i gironi di qualificazione in pochi mesi (visto che fase finale europeo e mondiali si succederebbero di anno in anno). Una rivoluzione.
Secondo me, un bel caos.
Ma non è’ l’unico punto discutibile. Moltiplicando gli eventi internazionali, si perderebbe il gusto dell’attesa: un conto aspettare quattro anni per un mondiale di calcio, un altro dimezzare la pausa in più con l’interessante intermezzo degli europei.
Guardate la coppa America, che si gioca ogni anno. Bella, interessante, con la solita attenzione a Brasile e Argentina. Ma qualcuno si ricorda la scansione delle vittorie? Non si fa in tempo a festeggiarne una, che già si torna in campo.
Ma siccome il calcio è business, importante è vendere il prodotto, e renderlo appetibile il più a lungo possibile. Ovviamente, con gli scontri diretti e con regole mutuate dagli americani.
I play off nei campionati nazionali sono l’altra possibile deriva: in modo che a 5 giornate dalla fine, siano ancora tutti in corsa, per un obiettivo o per un altro. E una volta finita la stagione regolare, m parte un secondo torneo, a eliminazione diretta, simile appunto a un mondiale.
Elettrizzante.
Eppure, secondo me, non del tutto rispettoso dei meriti acquisiti nella stagione.
Facciamo l’ipotesi dell’ultimo campionato di A: l’Inter ha dominato e ha giustamente vinto lo scudetto. Doverselo rigiocare a eliminazione diretta, con la conseguenza di poterlo perdere sbagliando una sola partita, diventa giusto? Secondo me, no. Eccitante. Divertente. Ma non così meritocratico.
Nei campionati in cui si affrontano tutti, con regolare calendario, vince sempre il più forte. Nei tornei a eliminazione diretta, puoi uscire anche per una serie di circostanze negative che avvengono nella stessa partita.
Anche sulle regole del calcio, si discute. E, sempre per spettacolarizzare, si sta pensando a diverse innovazioni: come i due tempi di 30 minuti di gioco effettivo; la possibilità di sostituzioni illimitate; l’espulsione a tempo per 5 minuti, come sanzione alternativa; rimesse laterali battute con i piedi invece che con le mani; possibilità di riprendere il gioco – in occasione di corner, punizioni indirette e falli laterali – avviando l’azione palla al piede anziché servendo un compagno. Tante idee, alcune interessanti, altre secondo me senza senso. Ma permettetemi una riflessione: se il calcio funziona alla grande da più di 100 anni, e se fa discutere e appassionare ogni giorno, la sua formula funziona, da sempre.
Ogni tanto, qualche piccola modifica, ci sta. Permettete, almeno nel calcio, la scelta di essere conservatori: giù le mani dalla sane, vecchie e consolidate regole del calcio. Non rompiamo il giocattolo. Così è.