Ancora non abbiamo visto all’opera la sua Juventus, ma Igor Tudor è parso avere le idee molto chiare nella conferenza stampa di presentazione. Sia chiaro, non c’è nulla da idolatrare, né da fantasticare su quello che sarà, perché lo stesso tecnico croato ha parlato solamente del presente: il passato non c’è più e nel futuro non si sa cosa succederà. Cristiano Giuntoli lo ha anticipato davanti ai giornalisti annunciando che il suo contratto durerà fino al termine del Mondiale per Club, poi si deciderà il da farsi.
Il rispetto per la Juve prima del contratto
Tudor dal canto suo, non ne fa una questione di contratto: lo ha ribadito subito dopo, confermando che alla Juventus rimarrebbe anche per 10 anni, ma anche se dovesse restarvi per pochi giorni, darebbe comunque il massimo a prescindere. Un atto d’amore che lo porterà anche a sconfessare qualcosa del suo credo calcistico. Posto che anche il diretto interessato ha sottolineato che per vedere qualche novità tattica bisognerà attendere qualche settimana, l’equilibrio è stata la parola chiave del suo manifesto programmatico.
Qualche anno fa, parlando del dualismo tra giochisti e risultatisti, Tudor ebbe a dire che il suo credo prevede la ricerca innanzitutto la ricerca del gol e che tra un 4-3 e un 1-0 avrebbe preferito sempre la prima soluzione. A Torino, si sa, il risultato non è importante, è l’unica cosa che conta e Igor lo sa bene, avendo giocato per tanti anni con la maglia bianconera. Tra gli aneddoti raccontati dall’ex difensore della Signora, c’è tra le altre cose la concentrazione che era medesima tra i big match di Champions League e le gare con le piccole in campionato. Il dna Juve, insomma, quella cosa di cui molti delle nuove generazioni di tifosi non vogliono sentir parlare, esiste e prescinde dall’età.
L’età non è una discriminante
Tudor ha ammesso di aver trovato una squadra giovane, forte, ma mentalmente giù. Il gruppo è dispiaciuto per i risultati non in linea con le previsioni, ragion per cui il nuovo tecnico dovrà lavorare tanto sulla testa. E il supporto sarà inevitabilmente maggiore nei confronti degli elementi più giovani della rosa: il progetto degli ultimi 5 anni ha previsto una riduzione sostanziale del monte ingaggi e dell’età media della squadra, ma quando si indossa la maglia della Juve, ha aggiunto lo stesso Tudor, a nessuno frega dell’età. Bisogna vincere, quindi i giovani devono crescere in fretta.
Comunque sia, dopo i primi tre allenamento il tecnico croato è convinto di avere a disposizione una squadra attrezzata. E quando ci sono giocatori forti a disposizione, il lavoro diventa più semplice: i giocatori sono i primi attori di questo sport e se sono bravi tutti possono giocare assieme (anche Vlahovic e Kolo Muani, dixit). Discorsi sensati e per certi versi banali, che forse non piacciono a molti teorici di oggi (è una moda, passeranno anche loro), ma al momento la vecchia Signora ha tanto bisogno di normalità e semplicità. Bisognerà correre, andare a mille, dare il massimo e al di là del gioco e del punteggio, portare a casa i tre punti. Servono almeno 6 vittorie su 9 partite per arrivare a quota70 punti e avere la possibilità di qualificarsi alla prossima Champions League, vitale per la sostenibilità futura di questo club. Ogni altro discorso è campato in aria.