Ebbene sì! Come avete potuto leggere dal titolo, in seguito alla formalizzazione dell’accordo collettivo tra Adam Silver (commissario NBA e rappresentante delle 30 franchigie) e NBPA (sindacato dei giocatori), si è arrivati alla liberalizzazione della marijuana nell’NBA, togliendo qualsiasi tipo di divieto relativo al suo utilizzo. L’accordo, arrivato dopo mesi di trattative e che scongiura il rischio di un “lockout” come nel 1998 e nel 2011, entrerà in vigore dalla stagione 2023/2024 e avrà una validità settennale.
Questa svolta epocale va ancora una volta a rimarcare come l’NBA sia una lega progressista, che sa empatizzare con i suoi giocatori cercando i giusti compromessi. Solo pochi mesi fa (nel maggio 2022) la stella dei Phoenix Suns Kevin Durant, già investitore in diverse compagnie che commercializzano marijuana, dichiarava al David Letterman Show: “Mi tranquillizza, mi permette di liberare un po’ la testa” (ammettendo quindi di fare uso della sostanza).
È da sottolineare che tale norma va a contrapporsi al codice mondiale WADA (codice sull’antidoping), che individua la cannabis come sostanza proibita. Il THC (il principio attivo della cannabis), quando la concentrazione urinaria supera una soglia di 150 ng/mL, è infatti vietato in competizione.
Tra le altre novità derivanti dall’accordo collettivo ricordiamo anche il limite delle 65 partite da giocare per poter accedere ai premi stagionali. Con questo si punta a disincentivare il “load management” e i riposi programmati, che vanno spesso a rovinare lo spettacolo e a danneggiare gli spettatori che pagano biglietti onerosi per ammirare i loro idoli.
Per quanto riguarda invece il draft, nonostante ci fossero diverse voci che parlavano di un abbassamento dell’età per potersi dichiarare, si è concluso con un nulla di fatto. Saranno quindi necessari i canonici 19 anni per entrare nell’NBA, con i dirigenti ed i proprietari delle franchigie che si sono fermamente opposti all’abbassamento. Toccherà quindi aspettare la stagione 2024/2025 per vedere Bronny James in NBA, per quello che sarà uno dei temi più scottanti di quel draft che sembra legato a doppio filo con il destino di Lebron James: il Re ha infatti dichiarato più volte di voler giocare con il proprio figlio. Vedremo quindi se ci sarà qualche franchigia disposta a fare questo doppio investimento e a garantirsi le prestazioni di Lebron, che anche alla soglia dei 40 anni continua a regalare spettacolo.