Sono ore frenetiche in casa azzurri. Archiviata la parentesi tra Norvegia e Moldova con una sconfitta cocente e una vittoria, il cammino della nazionale italiana verso i Mondiali del 2026 si è già complicato. A corollario, in mezzo alle due gare, c’è stato l’esonero di Luciano Spalletti, arrivato con tempi e modalità alquanto discutibili. Secondo il racconto dell’ormai ex CT, il presidente Federale Gabriele Gravina lo aveva sollevato dall’incarico dopo la Norvegia, invitandolo a non dire nulla fino al match con la Moldavia, ma l’allenatore toscano ha ritenuto opportuno venire allo scoperto già prima del secondo match di qualificazioni ai Mondiali.
Ranieri, la prima illusione di Gravina
Insomma, Spalletti è uscito di scena con una vittoria e rinunciando anche ai soldi del contratto, mentre al presidente federale è rimasta l’incombenza di trovare un sostituto. In un primo momento sembrava letteralmente fatta con Claudio Ranieri, ma l’ex tecnico della Roma, oggi consulente dei giallorossi, ha rinunciato all’incarico nonostante la proprietà dei giallorossi gli avessero concesso il doppio incarico.
Il profilo dell’allenatore di Testaccio era indubbiamente quello migliore vista la situazione, anche perché la Federcalcio sembra orientata verso un tecnico non a lungo termine, piuttosto su una figura in grado di portare la nazionale italiana fuori dalla tempesta ottenendo la qualificazione ai Mondiali, andandoseli a giocare e poi avviare un nuovo progetto. In questo senso, fa molto rumore il nome di José Mourinho, che si è affiancato a Stefano Pioli, ancora sotto contratto in Arabia, e ad alcuni eroi del 2006 con Rino Gattuso davanti a tutti, senza dimenticare Fabio Cannavaro.
Perché Mourinho è un nome per la nazionale italiana
Il tecnico calabrese è nelle ultime ore dato per favorito, ma lo Special One non è tagliato fuori dai giochi. Il portoghese, che nell’ultima stagione ha allenato il Fenerbahce in Turchia chiudendo il campionato al secondo posto, ha un curriculum che non necessita di presentazioni. Dall’Italia all’Inghilterra, passando per la Spagna e il suo stesso Portogallo, le sue vittorie sono lì a parlare per lui. Inoltre, ha quel carattere forte che per la Figc potrebbe essere determinante per dare una scossa a un gruppo in cui la qualità latita e dalle ultime uscite, al netto della stanchezza atletica che è comune anche agli avversari, sembra anche abbia grandi lacune dal punto di vista della determinazione e della coesione.
A settembre l’Italia affronterà Israele due volte, in casa e poi in trasferta (in campo neutro) e non si potrà sbagliare per non compromettere quantomeno l’accesso ai playoff. Insomma, la soluzione è suggestiva, anche se il diretto interessato non conferma e non smentisce l’interessamento. Il suo legame con l’Italia calcistica è forte (nonostante la separazione non proprio gradevole con la Roma), di amici ne ha lasciati tanti e anche in ambito giornalistico un suo ritorno sarebbe benedetto per via del materiale copioso che lo Special One è sempre in grado di fornire. L’ultima parola spetta a Gravina, che conosce comunque il lauto costo dell’ingaggio di Mourinho e da questo punto di vista, al netto del risparmio dello stipendio di Spalletti, l’orientamento è quello di spendere qualcosa di meno.