A sette giorni dal ritiro dal Roland Garros, non si placa il dibattito attorno a Naomi Osaka e alla sua decisione di abbandonare il torneo. Una discussione che ha travalicato il caso della tennista nipponica per coinvolgere le pratiche e le abitudini del giornalismo sportivo.
Naomi Osaka e il ritiro dal Roland Garros
La Osaka, n. 2 del ranking WTA e vincitrice degli ultimi US e Australian Open, aveva comunicato prima del Roland Garros che non avrebbe preso parte alle conferenze stampa post-match previste dal regolamento del torneo. Proposito mantenuto dopo la sua vittoria al primo turno contro Maria Tig, e a cui ha fatto seguito un duro comunicato congiunto degli organizzatori dei quattro Slam, in cui all’atleta venivano ricordati i suoi obblighi e si comminava una multa di 15.000 dollari. Nello stesso comunicato venivano minacciati ulteriori provvedimenti, inclusa l’esclusione dall’Open di Francia e possibili sospensioni, se l’atleta non fosse tornata sui suoi passi.
La risposta della tennista è arrivata in un lungo post sui social, che annunciava il ritiro dallo Slam parigino descrivendo la sua lotta contro la depressione e le difficoltà nel conciliare ansia sociale e necessità di parlare alla stampa.
La decisione di fare un passo indietro dalla competizione per concentrarsi su se stessa e la propria salute ha ricevuto la solidarietà di tantissimi colleghi, tra cui Serena Williams e Novak Djokovic. Ma ha anche attirato le critiche di chi, come Boris Becker, vede nel rapporto diretto coi giornalisti una fonte indispensabile di popolarità per lo sport e guadagno per gli atleti.
La fine di un modello di giornalismo sportivo?
Il caso della Osaka ha rapidamente travalicato i confini del tennis, avviando una discussione più ampia sulla tutela della salute mentale degli atleti e sul rapporto tra questi e la stampa.
Le interviste “a caldo” dopo la gara, quando l’adrenalina è ancora in circolo e le emozioni sono più forti, sono una prassi del giornalismo sportivo. Consente agli organizzatori di attirare pubblico e sponsor, ma espone gli atleti a ulteriori fonti di stress in un momento in cui sono particolarmente vulnerabili.
Campioni di moltissime discipline hanno colto l’occasione per schierarsi con la tennista, evidenziando la necessità di maggiore attenzione al benessere psicologico degli sportivi. E tra i giornalisti si è sviluppato un dibattito su come il principio della libera informazione si scontri spesso con una realtà fatta di domande ripetitive, tendenziose e polemiche.
Il fatto stesso che questa riflessione sia in corso, e che sia scaturita da un messaggio inviato direttamente da Osaka ai suoi fan, dimostra comunque l’erosione del potere dei media tradizionali e delle istituzioni sportive. Un cambiamento, nelle modalità di comunicazione e nella gestione del rapporto con gli atleti, appare inevitabile.
Naomi Osaka ha detto che, dopo il Roland Garros, parlerà con gli organizzatori del Tour su come migliorare la situazione per tennisti, giornalisti e pubblico. Ma le autorità del tennis saranno disposte ad ascoltare?