Il piatto ad oggi piange e indubbiamente ci si aspettava di più. Dopo il quarto pareggio casalingo maturato per 2-2 contro il Parma, la Juventus è scivolata al 4° posto e oggi potrebbe subire la beffa del sorpasso da parte di Fiorentina e Lazio, che hanno una gara da giocare ancora e sono sotto di due punti. Per quello che si era visto nelle prime partite oggettivamente sembrava che la squadra di Thiago Motta potesse svilupparsi in maniera molto interessante. Squadra solida, che concedeva poco e che pur producendo poco offensivamente, riusciva comunque a portare le partite a casa.
Juventus: le avvisaglie delle difficoltà
Oggi, come testimoniano le partite contro Stoccarda, Inter e Parma (anche se avvisaglie c’erano già state contro Lazio e Cagliari), i bianconeri sono letteralmente un’altalena, una compagine in balìa delle partite in grado di vincere ma anche perdere contro chiunque. La gara contro i Ducali è finita in parità, ma se è vero che la Juve ha avuto più possesso palla e confezionato diverse occasioni da gol, in almeno 2-3 momenti ha rischiato seriamente di capitolare contro una delle formazioni meno equilibrate del campionato. La perdita di Bremer rappresenta sicuramente un grosso downgrade, ma non può essere la sola motivazione.
Dopo 10 partite la prima in classifica ha già dato 7 punti di distacco a questa Juventus, che da piano industriale ha come obiettivo minimo l’ingresso ogni anno in Champions League. C’è per prima cosa da garantire la continuità aziendale e questa la si ottiene contenendo i costi e disputando sempre la competizione che garantisce i maggiori introiti. Senza questo obiettivo minimo, ovviamente, tutti tornano in discussione, dall’allenatore ai giocatori, passando anche per la direzione sportiva. Discorsi prematuri, ovviamente, perché c’è tutto il tempo per migliorare e recuperare terreno, anche se per il titolo sembra essere oggettivamente dura.
Un po’ di corto muso sarebbe salutare
Quando non arrivano i risultati, anche le motivazioni e la fiducia nel nuovo lavoro che si sta facendo, inevitabilmente, possono venire meno. A Thiago Motta l’arduo compito di far riscattare la scintilla, anche se la cura migliore in questi casi sono sempre i risultati. La Juve ha bisogno di tornare a vincere qualche partita, magari per 1-0, con quel “corto muso” che non piacerà molto agli esteti, ma potrebbe ridare quella sensazione di solidità che è andata indubbiamente perduta negli ultimi tempi. Se il castello costruito fin qui si è rivelato avere fondamenta di carta, non si può fare altro che ripartire da zero e costruire delle basi di cemento, per poi passare agli altri step. Cristiano Giuntoli, dal canto suo, ha lasciato intendere ancora una volta che il mercato di gennaio potrà dare un mano, anche se a parte Davids e qualche altro caso sporadico, la sessione di riparazione di solito non stravolge le stagioni, non solo della Juventus.
La ricetta non può essere diversa dal lavorare in silenzio, lasciando perdere i proclami e cercare di dare anche una continuità di formazione. Al netto degli infortuni, forse l’aver cambiato spesso non ha dato una mano alla creazione di un’identità precisa. Per le rotazioni, eventualmente, ci sarà tempo più in là.