L’inchiesta su plusvalenze fittizie e bilanci gonfiati, che pareva destinata a scuotere il calcio italiano, si è risolta in un nulla di fatto, almeno dal punto di vista giudiziario. Ma il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, sembra intenzionato a intervenire sul fenomeno a prescindere dalle decisioni del Tribunale federale. Per le società italiane si prospetta un cambio di regole?
Inchiesta plusvalenze, tutti prosciolti gli imputati
L’inchiesta della Procura Federale sul caso plusvalenze era arrivata davanti ai giudici lo scorso 12 aprile. Sul banco degli imputati 11 club, tra cui Juventus, Napoli, Genoa e Sampdoria, e 61 dirigenti, accusati di illecito amministrativo per aver alterato i bilanci societari grazie a operazioni di mercato a prezzi maggiorati.
I procuratori si sono però scontrati con una posizione difensiva inattaccabile: non esistono metodi oggettivi per stabilire il valore di mercato di un calciatore. Impossibile, quindi, provare intenzioni illecite negli scambi.
Sono stati pertanto prosciolti Andrea Agnelli e Aurelio De Laurentis, per cui erano stati chiesti rispettivamente 12 e 11 mesi di interdizione, così come tutti gl altri soggetti finiti a giudizio. Ora si attendono le motivazioni della sentenza, ma la sensazione è che la Procura non ricorrerà in appello.
Gravina, “Abbiamo il dovere di eliminare il problema”
Le conseguenze della vicenda, però, potrebbero travalicare le aule dei tribunali. Già la settimana scorsa Gravina aveva rilasciato dichiarazioni pesanti. “Quella di oggi è l’ennesima lacerazione all’interno del nostro sistema” erano state le sue parole. “Ora dobbiamo iniziare a parlare di sostenibilità finanziaria con controlli rigidi, rivisitazione di alcuni parametri e indicatori non più procrastinabili”.
E ancora più decise erano state le sue affermazioni alla notiza del termine delle indagini. “Se ci sono degli elementi oggettivi che fanno deviare dalla normale gestione delle operazioni di bilancio è giusto che queste vengano perseguite […] Abbiamo il dovere di individuare una strada che elimini questo problema. L’unico modo non è trovare elementi oggettivi, ma capire in che modo escludere eventualmente le plusvalenze dai criteri che riguardano le nostre licenze nazionali”.
L’obiettivo sembra quindi essere quello di introdurre una norma che scoraggi la pratica delle plusvalenze gonfiate. Una possibilità sarebbe slegarle dalle valutazioni sui bilanci in ottica sportiva, rendendole ad esempio ininfluenti nel calcolo dell’indice di liquidità, parametro che determina se una squadra può fare mercato o iscriversi al campionati. Ma la strada per l’approvazione di una regola simile appare lunga e accidentata.