È un’estate molto difficile per i club di Serie A che a differenza del recente passato, oltre che con la Premier League devono vedersela anche con le risorse pressoché infinite dell’Arabia Saudita. Negli ultimi anni il nostro campionato si è svuotato dei campioni emergenti verso il massimo campionato britannico (le big spagnole e il Bayern), accogliendo invece dall’estero elementi a fine carriera come Giroud, Ibrahimovic, Di Maria, lo stesso Cristiano Ronaldo… La nuova variabile è rappresentata dagli arabi, che sono in grado di ammaliare con i loro stipendi faraonici anche questo tipo di calciatori. Benzema, non a caso, ha scelto di chiudere la carriera lì, nonostante fosse stato stuzzicato dall’idea di farsi un paio di stagioni da noi.
Nelle ultime ore, ad esempio, sembra abbia staccato il biglietto per l’Arabia il centrocampista croato Marcelo Brozovic, che in Serie A sarebbe potuto rimanere ad alti livelli ancora per 3-4 anni. Nella giornata di ieri si sono anche intensificati i contatti con Paul Pogba e una sua eventuale cessione da parte della Juventus avrebbe risolto finanziariamente non pochi problemi al club bianconero, ma al momento il ‘Polpo’ non vuole saperne. Se ne riparlerà forse in inverno, a seconda delle condizioni atletiche dell’ex Manchester City e di quanto avrà giocato.
José e Max d’Arabia?
Se riparlerà probabilmente l’anno prossimo anche di allenatori come Mourinho e Allegri, corteggiati a lungo dagli arabi, senza però riuscire a convincerli nonostante le offerte mostruose. Entrambi faranno un altro anno rispettivamente con Juventus e Roma per cercare di centrare qualche altro titolo, poi si vedrà. Le prospettive, però, sono quelle di una Serie A che in futuro, oltre a non poter contare sui calciatori giovani più forti, continuerà a perdere anche quelli esperti, riducendosi – non ce ne vogliano gli amici belgi e olandesi – a campionati come la Jupiler League e la Eredivisie, con età media bassa, costi molto contenuti (come va auspicando da tempo il presidente federale Gravina), ma con un appeal e un livello tecnico sicuramente non di prima fascia.
Un divario incolmabile nel breve periodo
A poche ore dall’inizio della sessione di mercato, Premier League e Arabia hanno già investito centinaia e centina di milioni (quasi 400 solo nel massimo campionato inglese), mentre in Serie A, se si eccettuano riscatti e tesseramenti a parametro zero, gli unici due colpi sono rappresentati al momento da Weah (Juventus) e Loftus-Cheek (Milan). Il rapporto delle spese tra il nostro massimo campionato e quello inglese è di 1 a 10. Con questi presupposti, dunque, non c’è partita. O almeno, potrebbero capitare degli exploit come quello dei club nostrani nelle coppe quest’anno, anche se alla fine si è tornati tutti a casa con le pive nel sacco.
Priorità incassare
La storia recente della Serie A dice che a trainare il calciomercato è stata prevalentemente la Juventus, che ha pagato spesso anche più del dovuto i calciatori più bravi del panorama nazionale. Come abbiamo già potuto osservare nella precedente sessione invernale, con i bianconeri fermi, di soldi veri ne circolano molto pochi. E il trend di questo inizio estate non mi sembra sia tanto diverso, con l’Inter che non è riuscita nemmeno a riscattare Bellanova, la Roma obbligata ad applicare un sistema di plusvalenze (che per qualcuno è illegale a targhe alterne) prima di poter operare in entrata, mentre il Milan e il Napoli si stanno facendo sfilare con una sensazione di impotenza i loro pezzi migliori.
In questo momento si può fare però ben poco, perché si tratta di un processo che ha radici profonde e la cui tendenza può essere invertita solamente nel lungo periodo e con una seria politica di rilancio del nostro calcio. Quelli degli ultimi tempi sono rimasti slogan vuoti e che, a parte qualche sussulto sporadico, non hanno fatto altro che peggiorare la situazione.