La premessa è d’obbligo: chi scrive pensa che alla fine i valori tecnici abbiano la meglio e alla fine vince sempre chi è il più forte. Certo è che questa stagione di Serie A sta confermando ancora una volta l’incapacità di dare regole e linee guida certe che possano ridurre al minimo le polemiche. Gli italiani sono un popolo di allenatori, calciatori, dirigenti e anche arbitri, impossibile dunque accontentare tutti. L’importante è ricercare sempre la parità di trattamento, che al momento è ben lungi dal sembra un obiettivo raggiungibile.
Un protocollo in costante aggiornamento
Di esempi ne potremmo fare tantissimi, dai cartellini ai calci di rigore, soprattutto quelli derivanti dai falli di mano: ogni settimana assistiamo a nuove interpretazioni che sembrano più che altro realizzate per giustificare gli errori e non fanno altro che aumentare la confusione e un senso di inadeguatezza, soprattutto perché certi episodi e le seguenti spiegazioni non sono accettabili in epoca VAR. Con lo strumento tecnologico dovrebbe essere tutto semplificato, invece si è semplicemente aggiunto un ulteriore grado di interpretazione che ha elevato a un altro livello le polemiche.
Falli laterali irregolari
Negli ultimi giorni le lamentele si sono spinte addirittura verso episodi che fino a qualche tempo fa venivano sostanzialmente ignorati, poiché considerati “superati”. Basti pensare ai falli laterali: l’Inter si è lamentata (a ragione) per una battuta irregolare di un giocatore del Bologna, dimenticando però che la stessa squadra nerazzurra aveva segnato contro il Milan in seguito a una posizione altrettanto irregolare di una rimessa in gioco di Dimarco. Il 90% dei falli laterali non vengono battuti nella posizione adatta e con il gesto previsto dal regolamento (ormai si assiste spesso a battute troppo ravvicinate, a lanci troppo verso il basso che da regolamento dovrebbero dar vita ai cosiddetti “cambi fallo”). Nessun arbitro o quasi, ormai da tempo, li sanziona più. E non stanno aiutando nemmeno i palloni messi a bordo campo sui cinesini: per velocizzare il gioco, spesso si batte il fallo laterale non più dove esce il pallone, bensì dove si trova la palla sostitutiva sul cinesino.
Allenatori incontenibili e graziati
Un altro tema di discussione è rappresentato dai capannelli attorno agli arbitri: tolleranza zero, aveva detto prima del campionato il designatore Rocchi, con l’arbitro può parlare solo il capitano, tutti gli altri che gli si avvicinano devono essere ammoniti. Sta avvenendo? Proprio no, anzi gli accerchiamenti dei direttori di gara si verificano come e più di prima. Così come sembrano quasi incontrollabili anche molti allenatori a bordo campo: da anni ormai sono state introdotte le aree tecniche, proprio per far si che i tecnici non influiscano direttamente sul gioco all’interno del rettangolo. In pratica, non c’è allenatore che rispetti l’area tecnica e le sanzioni però non sono univoche, bensì le più disparate: c’è chi viene espulso appena supera la famigerata linea tratteggiata, chi invece viene ammonito, chi solo redarguito verbalmente.
Niente recupero: da regolamento…
L’esempio lampante sono quegli allenatori che letteralmente si sovrappongono sulla fascia ai propri calciatori per spingerli nelle azioni esterne: Simone Inzaghi in questo è quello maggiormente recidivo, ma anche altri suoi colleghi non scherzano (è successo di recente a Ranieri, Tudor e altri ancora). Anche qui, o si decide una volta per tutte la tolleranza zero o si usi sempre il buon senso. Un caso a parte è quanto accaduto in Coppa Italia tra Inter e Milan: può succedere che un tecnico sotto di tanti gol chieda che non venga dato recupero, ma ci sono modi e modi per farlo. Inoltre, da regolamento, gli arbitri sono tenuti a darlo ugualmente, altrimenti per un errato tempo di gioco potrebbe configurarsi, nella più grave delle ipotesi, l’errore tecnico.