E’ ufficiale: dall’1 gennaio 2025 i giocatori di tennis potranno dialogare con i propri coach fuori campo e in tutti gli eventi, tuttavia non sarà permesso durante il gioco.. La decisione è avvenuta dopo una votazione durante l’assemblea generale avvenuta ad Hong Kong e la Federazione Internazionale tennis (Ift) ha deciso di applicare questa nuova regola.
La comunicazione tra coach e tennista sarà così regolamentata:
- tra i punti e durante i cambi di campo,
- la comunicazione tra coach e tennista potrà essere verbale nel caso in cui si trovino dalla stessa parte del campo, in caso contrario dovrà avvenire attraverso dei segnali,
- la comunicazione dovrà tuttavia essere breve e discreta, tranne nelle pause di gioco.
Questa decisione tuttavia ha sollevato delle critiche da parte di tennisti come Taylor Fritz e Denis Shapovalov, tuttavia il maggior numero di feedback positivi ha permesso l’attuazione di questa regola. Ma come è il rapporto tra coach e tennista? Un articolo sul The Atletic del New York Times ci fa chiarezza. Vediamo un po’ cosa ci racconta.
Come un giocatore di tennis sceglie il proprio coach: fiducia al primo posto
La prima cosa più importante, quando un giocatore di tennis sceglie il suo allenatore è sicuramente la fiducia. La fiducia è qualcosa che si acquisisce però con il tempo, si scegli infatti qualcuno che è “stato lì con te”, che “abbia scalato la montagna che ha scelto”. In questo modo il campione Novak Djokovic ha scelto il suo allenatore: nel corso della sua carriera vi sono i nomi di Boris Becker, Andre Agassi, Goran Ivanisevic, Andy Murray tutti ex campioni.
La fiducia arriva quando c’è anche rispetto, se la pazienza si esaurisce anche il rapporto termina, questo ha portato alla fine del rapporto di coaching di Ivanisevic. Ad un certo punto può accadere anche di non andare più d’accordo: a volte sono i tennisti a porre fine al rapporto, altre sono gli stessi allenatori che decidono di troncare il rapporto.
Dopo questi due valori fondamentali ci sono il desiderio di rinnovare il proprio gioco e migliorare la propria tecnica per ottenere un vantaggio e questo è stato il là che ha spinto le tenniste Naomi Osaka, Iga Swiatek, Coco Gauff o Elena Rybakina a licenziare i loro allenatori per poter passare di livello. A volte il problema è affrontare al meglio la terra battuta o migliorare la propria performance sull’erba, altre migliorare il proprio colpo o cambiare la propria tecnica. Djokovic ha assunto Ivanisevic, in parte per migliorare il suo servizio, aumentandone la fluidità e trasformando Djokovic in uno dei giocatori di servizio più temuti e precisi dello sport all’inizio degli anni 2020. Per un gioco di rete migliore ha assunto Mark Woodforde, che ha vinto 11 titoli di doppio del Grande Slam con il collega “Woody” Mark Woodbridge.
Al contempo il mestiere di coach non è affatto facile, il suo compito è dedicarsi anima e corpo, rappresentare una promessa di crescita. Tuttavia un buon allenatore è anche il motivo per il quale un giocatore migliora, vince e diventa un campione. A tal riguardo potremmo ricordare lo staff che segue Jannik Sinner, che lo ha guidato in una storica scalata!